Venere di Pistoletto: quando bruciare l’arte diventa bruciarsi il futuro
- Miriana Costagliola
- 17 nov 2023
- Tempo di lettura: 2 min
di Miriana Costagliola

Ci troviamo a Napoli, precisamente a piazza Municipio, il 12 luglio 2023; alle ore 5.30 del mattino, la Venere Degli Stracci, di Michelangelo Pistoletto, artista contemporaneo italiano e uno dei pionieri dell’arte povera, è stata bruciata. Il colpevole, riconosciuto dalle tempestive indagini delle forze dell’ordine della città partenopea, sembrerebbe essere un uomo di 32 anni senza fissa dimora, riconosciuto grazie ai video delle telecamere di sorveglianza presenti in zona. Il presunto colpevole dovrà rispondere di danni ai beni culturali e di incendio doloso.
Ma se ponessimo la domanda su cosa significhi distruggere l’arte per una comunità? L’arte è da sempre stata l’espressione di un artista derivata dal periodo storico in cui vive. Un artista è parte di una comunità, dunque cerca anche di descrivere e in qualche modo riesce anche a presentare ciò che il resto della sua comunità sente in quel determinato periodo storico.
Non a caso, l’installazione a Napoli della Venere degli Stracci, il cui significato è proprio una rigenerazione attraverso l’arte, vuole essere auspicio di speranza e di miglioramento per una città che ha vissuto fin troppo a lungo nel pregiudizio e nel luogo comune.
Eppure, non tutta la comunità napoletana sembra essere d’accordo sul progredire ed imparare dal passato a vivere meglio il presente affinché il futuro sia più roseo. Difatti, c’è chi ancora non è pronto ad accogliere la cultura, a dare non solo una svolta alla città, ma alla vita della comunità e alla propria. Rifiutando la cultura che, dunque, è un mezzo di evoluzione per le comunità, e più in generale per il singolo, è rifiutare di costruirsi un futuro.
Infatti, una società più culturalmente satura sarebbe capace di migliorare il posto in cui vive, costruendo speranze, non bruciando le possibilità di anche solo immaginarle. Il popolo napoletano, ad ogni modo, si è risentito dall’incendio causato alla Venere, perché era per esso una dimostrazione che Napoli era oltre quello che poteva essere detto o pensato sulla loro città.
La notizia si è diffusa anche in provincia, la cui idea è stata conforme con quella della maggior parte del popolo napoletano. Eppure, non sono mancati i reazionari, che hanno respinto l’idea di un’installazione d’arte o addirittura non avevano un’opinione in merito. Che Napoli abbia ancora da lavorare sul suo senso di unione comunitaria è sicuramente innegabile, che sia ancora all’inizio di un processo di resilienza anche appare chiaro, ma una cosa è certa: Napoli deve continuare a promuovere la cultura, sia per continuare ad istruire chi già l’ha abbracciata, sia per istruire e farla abbracciare a chi è fermo nella comfort zone del luogo comune.
In questo modo, il passato, di cui l’episodio della Venere fa parte ormai, diventi una lezione per il presente, e una possibilità per il futuro, mai più una rinuncia.
E tu, cosa ne pensi? Dicci la tua!
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