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La critica nell’arte: come ha cambiato la storia dell'umanità

L’arte, sin dal principio, è sempre stato un modo per comunicare con gli altri esseri umani e uno strumento utilizzato per esprimere un concetto, un ideale, o semplicemente come decorazione. L’uomo è spinto a creare dalla sua immaginazione, che lo porta a esprimere i suoi sentimenti su tela con un pennello, su un un foglio con una penna oppure con uno strumento musicale. L’arte può quindi assumere molteplici significati.

In questo articolo ci si concentra su una delle sue funzioni storicamente più rilevanti: quella di veicolo di critica sociale o politica, capace di stimolare riflessione, cambiamento o ribellione.


Uno degli esempi più recenti è la canzone “Not Like Us”, pubblicata dal noto rapper statunitense Kendrick Lamar il 5 maggio 2024. Questo è l’ultimo di sei dissing nei confronti di Drake, a causa di un beef che durava da mesi. È diventata subito uno dei suoi pezzi più famosi, raggiungendo 70 milioni di stream e vendendo circa 15 mila copie fisiche. Nella sua canzone Kendrick risponde alle ingiurie di Drake, il quale lo aveva precedentemente accusato di picchiare la propria moglie e di essere un falso e un fallito, e inoltre evidenzia le menzogne raccontate su di lui, facendo anche riferimento ai recenti capi d’accusa per pedofilia del rapper canadese. L’opinione pubblica si schiera immediatamente dalla parte di Kendrick e la reputazione di Drake viene definitivamente rovinata. Il successo di questo singolo colmerà con la performance del rapper al Super Bowl, uno degli eventi sportivi più seguiti dagli statunitensi, e alla vittoria di ben 5 Grammy nell’edizione di quest’anno.


Si passa ora dal mondo della musica a quello del cinema, con il vincitore del premio Oscar al miglior film d’animazione: Shrek. Anche se può sembrare inverosimile, Shrek ha molti elementi in comune con Not Like Us, a partire dal titolo della canzone, che adattata in italiano significa “Non sono come noi”, riferendosi alla scena rivale. Questa stessa frase può benissimo essere applicata anche a Shrek, un orco che non segue le regole tradizionali della fiaba, anzi le rinnega e le deride. Il film esce nelle sale il 15 giugno 2001 e riscuote sin da subito un forte successo, incassando più di 200 milioni di dollari solo nei primi sei mesi. Il film è un prodotto della Dreamworks, fondata nel 1994 da Steven Spielberg, David Geffen e Jeffrey Katzenberg. Quest’ultimo era il Presidente della Disney, ma si licenzia dall’azienda poiché non aveva ricevuto nessun riconoscimento per le sue opere, tra cui “Chi ha incastrato Roger Rabbit”, “La Sirenetta” e “La Bella e la Bestia”.


Katzenberg decide così di fondare la Dreamworks, che dopo un breve periodo di assestamento ottiene una notevole fama e pubblica Shrek. Al giorno d’oggi i protagonisti pieni di difetti ed effettivamente umani sono comuni nelle produzioni cinematografiche, ma ai tempi era qualcosa di mai visto prima. Shrek è scontroso, superficiale e burbero, ma alla fine si dimostra affettuoso e amichevole. Oltre ad essere molto avanti per la sua epoca, contiene anche una grossa critica verso il colosso statunitense.

Lo stesso Lord Farquaad, il cattivo del film, è spesso considerato una parodia dell’ex CEO della Disney, Michael Eisner, con il quale condivide vari tratti somatici. Nel film Farquaad è un re presuntuoso, narcisista e insicuro che brama il controllo assoluto del mondo delle fiabe, un chiaro collegamento al monopolio che la Disney esercitava sull'animazione da svariati anni. Shrek è riuscito a dare spazio ad altri studi cinematografici per pubblicare i loro film, come ad esempio “L’Era Glaciale”, prodotta dalla Blue Sky. Shrek è quindi riuscito a spodestare la Disney, un colosso che sembrava destinato a controllare l’industria per sempre.


Allo stesso modo gli austriaci controllarono il Nord Italia per circa 150 anni, reprimendo ogni tipo di patriottismo e nazionalismo, annullando completamente la nostra cultura. Per incitare il movimento patriottico, viene quindi composto dal poeta e scrittore Alessandro Manzoni I Promessi Sposi, un libro destinato a cambiare la storia del nostro popolo. Viene pubblicato nella sua edizione completa nel 1842 ed è ambientato nel ‘600 in Lombardia, epoca in cui il Sud Italia e il Ducato di Milano erano sottomessi alla corona spagnola. Il libro segue la storia di Lucia Mondella e Renzo Tramaglino, due campagnoli di Lecco. I due non possono sposarsi per colpa del vile Don Rodrigo, un nobile barone spagnolo che si è innamorato della ragazza e che farà di tutto per possederla. L’ambientazione è una chiara allegoria alla dominazione austriaca. Manzoni, influenzato fortemente dalla corrente del Romanticismo, si impegna anche lui a sconfiggere l’invasore sotto un aspetto fondamentale, ovvero la lingua. Infatti, sebbene la vicenda sia ambientata in Lombardia, il dialetto adoperato è quello fiorentino, che è sempre stato alla base della lingua italiana. Grazie ai suoi meriti nella standardizzazione dell’italiano, Manzoni viene eletto senatore a vita.


Nonostante le battaglie che portarono all’unità d’Italia siano state cruenti e sanguinose, non furono nulla in confronto alla Seconda Guerra Mondiale. Dall’Italia di Manzoni ci spostiamo di qualche centinaio d’anni in Spagna, precisamente a Guernica. Siamo agli albori di suddetta guerra e in Spagna scoppia una Guerra Civile tra i Nazionalisti guidati dal dittatore Francisco Franco e i Repubblicani, sostenitori del governo democraticamente eletto della Seconda Repubblica Spagnola. Dopo un colpo di stato militare da parte di Franco, cominciano gli scontri. Il partito di Francisco è appoggiato dall’Italia fascista e dalla Germania nazista, mentre i Repubblicani sono parzialmente sostenuti dall’Unione Sovietica. Uno degli eventi più traumatici di questa guerra è senza dubbio il bombardamento della città di Guernica, avvenuta per mano della Legione Condor, l’unità aerea tedesca inviata da Hitler stesso. Il pittore Pablo Picasso, che all’epoca viveva a Parigi, viene colpito profondamente dalla tragedia avvenuta nel suo paese natale e in poche settimane dipinge La Guernica. L’opera è completamente in bianco e nero ed è carica di simbolismo e di sofferenza. Le figure spezzate e concise indicano gli orrori della guerra. L’atmosfera del quadro è agitata e caotica, piena di dolore e di strazio. Con La Guernica Picasso condanna ogni tipo di violenza e oppressione dalla guerra. Una delle storie più note legate alla Guernica risale agli anni dell’occupazione tedesca di Parigi. Secondo la leggenda un ufficiale nazista, osservando il quadro, chiese all’artista: “L’avete fatto voi?” alché egli rispose: “No, l’avete fatto voi”. La Guernica, oltre a essere uno dei quadri più famosi di Picasso, è anche il simbolo di una silenziosa ma perpetua ribellione.


Si può dedurre, quindi, che l’arte, in tutte le sue sfumature, che vanno dalla musica al cinema, dalla letteratura alla pittura è uno strumento potente, capace di plasmare la nostra visione sul mondo.

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