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Ozzy Osbourne: addio al Principe delle Tenebre

Di Marco Criscuolo e Alessandro Di Giovanni

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Il 22 luglio è scomparso il leggendario Ozzy Osbourne, celebre per essere stato il frontman dei Black Sabbath, pionieri dell’heavy metal, e protagonista di una non meno fortunata carriera solista. Diversi anni fa gli era stato diagnosticato il Morbo di Parkinson, malattia che con il tempo si è aggravata fino alla morte del cantante.


Ozzy Osbourne nasce nel 1948 a Birmingham, in Inghilterra. La sua infanzia è travagliata, dai tempi della scuola è infatti vittima degli scherni dei suoi compagni per la sua dislessia e la sua leggera balbuzie (da cui nasce il suo nome d’arte, infatti Ozzy era un nomignolo datogli dai suoi compagni perché non riusciva a pronunciare bene il suo cognome). Tra i numerosi atti di bullismo, iniziò anche a compiere piccoli furti, per cui fu anche arrestato.


In questo periodo però si manifestò anche la sua inclinazione artistica, da grande amante della musica dei Beatles (la sua canzone preferita era She Loves You), iniziò a cantare in casa e con suoi amici, fino a lavorare per piccoli locali con la sua cover band. Dopo un po’, riuscì a comprare un microfono e un piccolo amplificatore. Nel 1968, assieme al chitarrista Tony Iommi, il batterista Bill Ward e il bassista Geezer Butler, fonda i Black Sabbath, band che lo renderà celebre e amato da tutti gli amanti dell’heavy metal.


Ozzy, insieme alla sua band fu pioniere dell’heavy metal e concentrò la sua musica sull’occulto e sul maligno, tanto da meritarsi il soprannome di “Principe delle Tenebre”.

Attorno al Principe delle Tenebre circolano famosi aneddoti che nel tempo hanno formato la sua leggendaria figura. Le tre storie più famose su Ozzy riguardano tutte degli animali.

Nel 1984 Osbourne ingaggiò i Mötley Crüe, famosissima band glam metal americana, per aprire i concerti del suo tour. Mentre i membri si stavano rilassando vicino ad una piscina, Ozzy Osbourne fece loro un discorso motivazionale sul comportamento da tenere durante i concerti e sui pericoli delle droghe, molto ironico considerando le sue abitudini. Fatto ciò prese una cannuccia e aspirò dal naso delle formiche che si trovavano per terra, per poi urinarsi addosso e leccare la sua stessa urina. Questo aneddoto, che venne alla luce solo molti anni più tardi con la pubblicazione del biopic “The Dirt” dei Mötley Crüe, fa riflettere sulla vita malsana di Osbourne, coronata da festini e droghe pesanti.


Nei suoi live Osbourne dava vita a performance leggendarie, in cui correva da un lato all’altro del palco lanciando acqua ai suoi fan. Ad un certo punto durante i concerti i fans iniziarono a tirare ad Ozzy pipistrelli finti, a cui lui staccava la testa mordendola. Ma nel 1982, nel mezzo del tour da solista “Diary of a MadMan” per il suo secondo album, gli fu tirato un pipistrello, vivo. Non accorgendosene ripetè il gesto, e passò alla storia come uno degli incidenti più iconici avvenuti ad un concerto. Fu immediatamente portato in ospedale e fortunatamente ne uscì illeso.


Solo un anno prima successe un fatto simile, con protagoniste stavolta due colombe. La moglie di Ozzy, Sharon, per ingraziarsi la CBS che aveva appena accettato un contratto con Osbourne, decise di mettere nelle tasche del marito due colombe, che lui avrebbe dovuto liberare negli studios durante la riunione, in segno di fratellanza e collaborazione. Ozzy, visibilmente ubriaco, al posto di lasciarle volare via le prese e staccò le loro teste a morsi.


L’influenza di Ozzy Osbourne per il genere è stato fondamentale. Deriva innanzitutto da un’osservazione geniale: hanno notato che il grande pubblico era disposto a pagare del denaro per vedere dei film horror, dall’atmosfera cupa e dalle trame macabre, quindi perchè non riflettere questo immaginario anche nella musica? Perché non creare in quelle stanze riempite dai suoni del vinile quel brivido che, a livello cinematografico, era segnato da quelle sensazioni?


Ciò si rivede nel nome stesso della band, che rimanda a riti e pratiche esoteriche, delle specie di “messe nere”. Uno dei loro primi pezzi iconici è proprio “Black Sabbath”, del 1970, che racconta un episodio dell’Apocalisse ispirato ad un sogno paranormale del bassista. Come già detto, i suoni sono incredibilmente cupi e macabri. Facendo un’analisi armonica del brano, si può notare che il potente riff di chitarra è caratterizzato da un tritono, che per la sua qualità dissonante fu bandito nel Medioevo dalla comunità ecclesiastica ma ripreso dagli autori romantici e preromantici come Beethoven e Liszt.


Questi riferimenti, spesso scambiati per inneggiamenti al Demonio, sono in realtà il modo che hanno avuto per avanzare critiche al sistema borghese, al conformismo e alla religione istituzionale, sempre viste come il bene assoluto. Non sono i primi a farlo: già John Milton nel ‘600 dipinse Satana come una figura tragica e ribelle, letta nei secoli come eroe rivoluzionario, poi fu William Blake in “The marriage of Heaven and Hell” describe l’Inferno come luogo di libertà, non di punizione, opposto alla natura oppressiva del Paradiso e della convenzione morale, e non si può non citare Charles Baudelaire che ne “Fleurs du mal” sfida l’ipocrisia borghese attraverso simboli demoniaci.


Da questo nascono brani e album iconici, “Black Sabbath” e “Paranoid” entrambi del 1970, considerati i veri primi album heavy metal, con pezzi come “War Pigs” che riflette le oscenità della guerra e l’alienazione dei soldati, “Iron Man” che riprendendo gli stessi temi descrive un futuro apocalittico ed un uomo che non viene ascoltato e “Paranoid”, scritta in poco meno di 5 minuti guarda al bello della vita e dell’esistere.


Dopo aver scritto con la band altri 2 album fantastici, “Master of reality” e “Sabbath Bloody Sabbath”, Ozzy viene cacciato dalla band alla fine degli anni ‘70 a causa dei suoi problemi con la droga che hanno a volte compromesso il buon andamento dei loro tour mondiali. Allora il cantante si chiuse in una camera d’hotel a Los Angeles, dove il suo rapporto con l’alcool e la droga degenerò, fino a chè, quasi un anno dopo, conobbe la sua futura moglie, Sharon, figlia del suo manager.


Quella tra Ozzy e Sharon è una delle più belle storie d’amore nella storia dello spettacolo, che tra alti e bassi è riuscita a far riprendere Ozzy, che altrimenti ci avrebbe probabilmente lasciati molto prima. Nel 1980, Sharon convince Ozzy Osbourne a continuare la sua carriera da solista, viene pubblicato quindi “Blizzard of Ozz”, un successo che contiene il capolavoro “Crazy train”, che tratta il tema della guerra fredda.


Tra gli anni ‘80 e ‘90 continuerà alternerà tour da solo con delle formazioni proprie, che ha visto grandi musicisti come il chitarrista Randy Rhoads, morto in un tragicomico incidente d’aereo brevi reunion con la sua band.


Ozzy Osbourne ha sempre tenuto allo sviluppo e all’evoluzione del suo genere, nel 1996 infatti fonda l’Ozzfest, un festival tenuto negli Stati Uniti fino al 2018 che ha visto suonare alcune delle band storiche del metal come gli Slayer, i System of a Down e i Pantera.


Infine, Ozzy Osbourne è sempre stato un silenzioso filantropo, ha donato infatti grandi somme di denaro ad associazioni per la ricerca sul cancro e a strutture per la salute mentale. Molti ricorderanno il suo ultimo concerto, tenutosi lo scorso 5 luglio allo stadio dell’Aston Villa, squadra del cuore del cantante, che diverrà leggendario non solo per essere l’ultima performance di Ozzy Osbourne e dei Black Sabbath accompagnati da altre band come i Metallica, i Tool e gli Anthrax, ma anche perché ha donato tutto il ricavato: 140 milioni di sterline.


Ci abbandona un uomo che, con la propria musica, ha cambiato per sempre un genere e ha emozionato milioni di persone in giro per il mondo, mandando messaggi importantissimi anche a livello sociale e che, per quanto abbia vissuto una vita sregolata e si sia dato agli eccessi, ha sempre dimostrato di avere forti valori ed ideali. Pochi giorni fa abbiamo detto addio ad un’icona della musica mondiale, il Principe delle Tenebre.

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