Università: i fattori scatenanti della pressione psicofisica
- Il Napoletano Espanso
- 8 nov 2023
- Tempo di lettura: 3 min
di Ilaria De Falco

L’università è un ambiente stimolante e costruttivo, ma nasconde un lato tossico che non tutti conoscono.
Sin dal principio vieni catapultato in una nuova esperienza, esci dal liceo e ti ritrovi in un contesto dove devi confrontarti con complessi metodi di studio, diverse tipologie di voti e soprattutto nuove persone con cui interfacciarti.
S’inizia con la volontà di voler vivere il percorso con tranquillità, con i propri tempi, ma nonostante questi buoni propositi aleggia attorno allo studente una competizione velata, una pressione su sé stessi, potremmo quasi definirla un’ansia da prestazione.
Sono sempre più frequenti all’interno di questi contesti, episodi di depressione, forte stress e nella peggiore delle ipotesi suicidio.
Ma questo perché accade?
Ci sono diversi fattori che portano lo studente a sentire il peso dell’inadeguatezza in questo cammino e adesso ne evidenzieremo alcuni:
Primo fra tutti è la gara indiretta, perché nonostante l’università sia un percorso, che bisognerebbe vivere come un’esperienza individuale, in un modo o in un altro, (soprattutto se sei un soggetto più fragile) capiterà di sentirti inferiore nei confronti di uno o più compagni, magari per il voto di un esame, per la spigliatezza nell’approccio con gli altri o per la disinvoltura nell’intervenire nei discorsi durante le lezioni, creando in te emozioni di insicurezza e inferiorità.
Il secondo punto riguarda le aspettative, sia personali che familiari. Poniamo come esempio uno studente che inizia l’università con buoni propositi, con l’intento di laurearsi entro i tempi previsi. Succede però che quest’ultimo non riesce più a tenere il ritmo, magari per un periodo di blocco. Lo studente inizierà a sentirsi male, le sue aspettative diventeranno cenere e il suo blocco diventerà un muro difficile da superare. Si sentirà deluso, probabilmente un fallimento.
La situazione potrebbe peggiorare ancora di più quando le aspettative deluse saranno quelle della famiglia, il ragazzo inizierà a sentirsi una delusione e oltre al rimuginio di pensieri che riempiranno la sua mente, subentrerà un fattore scatenante: quello economico.
Forse l’unica cosa che accomuna tutti gli studenti universitari (quelli non indipendenti) è proprio la paura di rendere vani i sacrifici dei genitori, la paura che nonostante tutte le spese, il futuro sia sconfortante e sicuramente verrà affrontato con le tasche più vuote.
L’ultimo punto, ma non quello meno importante che porta la persona a subire una peso interiore, è l’aspetto sociale. L’università come già citato prima è un ambiente a tratti tossico ed alcuni ragazzi hanno fortemente difficoltà ad integrarsi. Paradossalmente si è convinti che entrare in un nuovo contesto sia più facile, ricominci da capo, nessuno sa chi sei, puoi essere chi vuoi, ma non è così semplice come si crede. Il mondo universitario è ricco di pregiudizi, cattiverie, egocentrismo, competizione, ed un soggetto più introverso e sensibile, si sentirà fuori dal mondo, escluso e non desiderato.
Una soluzione però per alleggerire il carico di responsabilità c’è ed è parlarne. La comunicazione è alla base di ogni rapporto e avere un appoggio in momenti di stress è la più grande ancora di salvataggio che chiunque può lanciarti.
Concludo con una citazione, che spero possa aiutarvi.
“Qualcuno si è laureato a 22 anni e ha trovato lavoro a 27;
qualcuno si è laureato a 27 e aveva già un lavoro.
[…] Tutto funziona secondo il nostro orologio:
le persone possono vivere solo secondo il proprio ritmo.
Può sembrare che i tuoi amici siano più avanti di te o che siano più indietro;
però loro si trovano nel loro momento e tu nel tuo.
Vivi con pazienza, sii forte e credi in te stesso;
non sei in ritardo e non sei in anticipo, sei nel tuo tempo!”
E tu, cosa ne pensi? Dicci la tua!
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