Un film da seguire – la realtà dei fatti
- Il Napoletano Espanso
- 26 gen 2024
- Tempo di lettura: 3 min

Persino ad un occhio non esperto, risulta evidente come prevalga un costante senso di caos legato alla presenza di un multiverso, il quale è evidenziato ulteriormentedalla vita ingestibile dei protagonisti. Questo è Everything Everywhere All at Once, un film da sette premi Oscar che ha fatto parlare molto di sé e dei suoi temi di spessore. La società contemporanea è uno dei fattori che viene messo in discussione nel lungometraggio grazie o a causa delle scelte prese dai registi Daniel Scheinert e Daniel Kwan, conosciuti anche semplicemente come “The Daniels”, si caratterizza, da una parte, per alcuni temi di attualità trattati, come il trauma generazionale, dall’altra per il fitto utilizzo di una grande quantità di generi cinematografici e per la bravura di alternarli tra di loro, passando dalla commedia al drammatico, dal genere d’azione allo science-fiction, dal cinema delle arti marziali all’animazione etc.
Il film rompe con la tradizione del mondo unitario.Viene ripreso il concetto di “multiverso”, ben sviluppato e che si distacca da quello della Marvel e i suoi eroi per esempio; questo ha radici molto più profonde, per far delineare la struttura di tutti i centoquaranta minuti dellatrama.
Immergendosi in ciò, si può evidenziare come lo spettatore durante la visione debba seguire la protagonista attraverso differenti rifrazioni del suo sé che si scompone in tempi e luoghi diversi, cioè attraverso un “multiverso” spazio-temporale che si forma e trasforma ad un ritmo velocissimo davanti agli occhi dello stesso spettatore, ma mantenendo sempre una notevole coerenza narrativa.
Da notare che quest’ultima (la protagonista) è diventatamolto importante per la rappresentazione della comunità asiatica al cinema (soprattutto quella americana), poiché tutt’ora c’è ancora una grande sfiducia nella capacità delle persone asiatiche di essere le protagoniste di una storia hollywoodiana. Il lungometraggio ha inventato un nuovo modo di essere eroi, con dei maschi pieni di dolcezza e delle femmine dai comportamenti improbabili. Ha cambiato tutte le regole e ha fatto capire che non ci sono regole, solo rappresentazioni.
Da qui si può ritornare a parlare della società e precisamente del contesto sociale in cui sono ambientate le vicende dei vari personaggi, ognuno unico nel suo genere. Il film offre una rappresentazione realistica e complessa della società contemporanea; mostra la diversità sociale esistente, illustrando le differenze tra le classi sociali e le relazioni interpersonali. In particolare, attraverso soggetti di diverse etnie e ceti sociali si riesce a far riflettere la multiculturalità presente nella società e le sfide che ne derivano.
La rappresentazione della società contemporanea nel film invita gli spettatori a riflettere sulle dinamiche sociali che influenzano le vite di ognuno. In più viene mossa una critica verso le ingiustizie sociali e la necessità di lottare per un'uguaglianza più equa.
La storia di Evelyn e la sua frustrazione nell'aver rinunciato a realizzare la sua vita per inseguire le promesse ambigue del sogno americano, o almeno di una sua forma, è un appiglio alla realtà che offre ai “Daniels” l'occasione per riflettere e portare sullo schermo in modo autentico, l'esperienza di tante persone e famiglie cinesi emigrate negli Stati Uniti, rifuggendo gli stereotipi e restituendone la complessità. Notevole è come questo aspetto si verifichi nel film con l’utilizzo della lingua (passando dall’inglese, al cinese mandarino e al cantonese) e di differenti registri. Da questo punto di vista c’è una scena eclatante, capace di far entrare il pubblico nella quotidianità della famiglia di origine cinese, in cui Evelyn utilizza pronomi maschili per parlare della ragazza di Joy, Becky, poiché il cinese è una lingua sostanzialmente senza genere. Ma questo errore, si rivela una negazione di tutto quello che Joy è (della sua persona, delle sue preferenze, dei suoi rapporti al di fuori della famiglia).
In fondo, il cuore di Everything Everywhere All At Once sta in questa incomunicabilità tra generazioni che sembra incolmabile, ma che invece questo film prova a colmare senza mai tradire l’unicità dei suoi personaggi.
Il film ha creduto così tanto nel potere di essere diverso che alla fine ci hanno creduto tutti. Quanta bellezza quando si pone fiducia su quello che non assomiglia al proprio essere: il mondo diventa davvero un posto dove è possibile fare tutto, dappertutto, contemporaneamente.
In conclusione, si è potuto ammirare come un film, comparso dal nulla e con nessuna prospettiva, tantomeno quella di vincere ben sette premi Oscar, tra cui quello come miglior film, ha avuto un forte impatto non soltanto nelle sale dei vari cinema intorno al globo, ma anche nel profondo di ogni persona piccola o grande che abbia visto questo capolavoro. Nonostante potrebbe essere uno fra i tanti della storia e soprattutto degli ultimi anni, in verità ha scosso e riportato alla luce un qualcosafinito per essere calpestato. Un qualcosa che si chiama uguaglianza, unità, società.
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