Un caso irrisolto: l’agghiacciante storia di JonBenet Ramsey (parte 2)
- Il Napoletano Espanso
- 16 gen 2023
- Tempo di lettura: 3 min
di Rita Iodice

So che tutti e tutte voi aspettavate la seconda parte del caso Jonbenét Ramsey, ebbene eccoci qui.
Ci eravamo lasciati con la mamma di JonBenét che veniva additata come la madre ambiziosa che, perduti i sogni della giovinezza, proietta tutte le sue ambizioni sulla figlia. Ma il peggio deve ancora arrivare per i Ramsey e l’intera comunità…
Davanti al rifiuto di collaborare da parte della famiglia, che inizia ad accusare amici e conoscenti, alla polizia non resta che indagare partendo dalle prove concrete: l'autopsia della piccola JonBenét. Secondo il medico legale la bambina è stata colpita alla testa con un oggetto pesante che le ha fratturato il cranio ma non l’ha di fatto uccisa. In seguito, la piccola sarebbe stata strangolata fino alla morte. Ma i dettagli macabri non terminano qui; l’autopsia rivela infatti lividi e graffi presenti sulla schiena della piccola e inoltre un altro dettaglio sconcertante che avrebbe cambiato per sempre la direzione delle indagini. Sulla biancheria intima della giovane JonBenèt vengono rielevate tracce di sangue, probabile indizio di un abuso sessuale, mentre nell'apparato digerente vi sono resti di ananas, mangiati dunque poco prima della morte. John e Patricia, però, negano di aver dato da mangiare alla figlia dopo essere rientrati a casa quella sera, ma la polizia rinviene una ciotola contenete ananas sul banco da cucina. Poi, il colpo di scena: le impronte sulla ciotola sono di Patricia e del figlio Burke.
La rivelazione però non basta come prova. Come non basta che la lettera sia stata scritta con una penna e un block-notes appartenenti a Patricia e i periti calligrafici trovino forti analogie tra la scrittura della donna e quella dell'assassino. Le indagini continuano e i fatti che si rinvengono sulla famiglia Ramsey diventano sempre più oscuri: gli investigatori scoprono infatti che Patricia si infuriava con JonBenét perché a sei anni la piccola bagnava ancora il letto. La polizia a questo punto è sicura: Patricia ha ucciso la bambina in un impeto di rabbia e poi ha inscenato lo stupro e la morte per mano di un estraneo, con la complicità del marito. Gli eventi sono a quel punto ricostruiti in maniera peculiare, ma le prove non bastano a incriminare i genitori della piccola. Dopo anni di sospetti e accuse, infatti, il procuratore distrettuale di Boulder nel 2008 scagiona ufficialmente i Ramsey chiedendo pubblicamente scusa alla famiglia. Patricia, malata di cancro già da qualche anno, morirà nel 2006 a soli 49 anni senza che l’omicidio della figlia arrivi mai a una soluzione.
Ma il caso non termina qui perché il 15 agosto del 2006 John Mark Karr, un insegnante di 41 anni, confessa l'omicidio della bambina. Dichiara di averla drogata, violentata e in seguito uccisa, definendo l’accaduto come “un incidente". Tuttavia, il suo DNA non corrisponde al campione rinvenuto nella biancheria di Jonbenét. Inoltre, i famigliari del sospettato dichiarano più volte che Karr era con loro il Natale della tragedia. La sua posizione al momento dell’accaduto viene verificata e sarà sotto monitoraggio per diverso tempo ma la polizia non troverà mai prove concrete della sua colpevolezza.
Nel luglio 2008 la procura distrettuale di Boulder dichiara che, a seguito delle verifiche sul DNA rinvenuto sugli indumenti della piccola, i famigliari non sono più considerati come sospettati. Numerosi indiziati si alternano nel corso degli anni come Michael Helgoth, un elettricista di 26 anni, morto suicida poco dopo la morte della piccola. Bill Mc Reynolds, un professore in pensione che aveva interpretato il ruolo di Babbo Natale nella festa organizzata in casa Ramsey pochi giorni prima dell'omicidio della bambina. Per nessuno di loro sono però mai emersi elementi di colpevolezza. L’ultimo in ordine cronologico è stato Gary Oliva, un pedofilo attualmente in carcere, che nel 10 gennaio 2019 scrisse una lettera ad un amico in cui confessava l'omicidio della piccola Jonbenét, ma la sua colpevolezza non fu mai confermata. Ancora oggi, a 24 anni di distanza dai fatti, il caso di Jonbenét Ramsey rimane un complicato enigma. Una vicenda controversa che ha scioccato l’intera popolazione statunitense e il mondo intero, la cui memoria ci auguriamo serva a far vivere nei vostri cuori l’innocente vita spezzata della bellissima JonBenèt.
Spero che questa storia abbia suscitato in voi terrore, curiosità ma soprattutto consapevolezza. Chi ha ucciso la piccola regina di bellezza? Probabilmente non lo sapremo mai. Come di consuetò diteci la vostra sui nostri social!
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