Ultimo giorno di scuola: tra rincorse e nuove speranze
- Andrea Sellitti
- 9 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
di Andrea Sellitti

È finito un altro anno scolastico. È finita la corsa ai recuperi, ma non per tutti. Ci sono quelli che dovranno affrontare l’esame di riparazione, quelli che avranno lo studio autonomo che dovranno recuperare a settembre.
In questo ultimo mese abbiamo vissuto il periodo più brutto, il mese scolastico peggiore, forse, degli ultimi 2 anni: i professori, infatti, hanno cercato disperatamente di farci ritornare ai ritmi del periodo pre-covid, eppure, si è ottenuto un risultato tutt’altro che positivo.
In questo mese si sono verificate numerose vicende che a sentirle ci viene a dir poco la pelle d’oca: “questo periodo ho visto la scuola e i professori che mi stavano iniziando a stressare non poco, quando abbiamo iniziato a fare 2/3 o più interrogazioni al giorno che mi hanno portato ad un forte stress emotivo – ha dichiarato Christian, uno studente di un liceo classico a Napoli – ma non è tutto. Ciò mi ha anche portato a pensare che io fossi una delusione per i miei genitori in quanto non sono andato molto bene al livello di voti. A questo stress si sono aggiunti altri problemi che mi hanno causato la perdita di 3 kg con forti mal di testa tanto da non riuscire a dormire la notte”.
Altro episodio scioccante è accaduto a Roma nella prima metà di maggio quando una ragazza del liceo scientifico, di appena 16 anni, per i troppi brutti voti a scuola non è riuscita più a reggere il peso e in preda alla depressione da stress scolastico e con il pensiero di essere bocciata, ha compiuto un gesto che nessuno vicino a lei si sarebbe mai immaginato: lanciarsi dalla finestra della sua camera.
Un’altra vicenda verificatasi ha visto coinvolti numerosi studenti DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento): “Io sono un ragazzo DSA e ho bisogno delle mappe concettuali durante le interrogazioni; la mia professoressa di francese insieme a quella di italiano e latino ha detto che io le mappe non le dovevo avere perché secondo loro i DSA non esistevano – ha dichiarato Mattia, uno studente di un liceo linguistico a Milano – durante le interrogazioni continuavano a farmi delle domande apposta per farmi andare male e mi demoralizzavano davanti alla mia classe e ciò mi ha portato a piangere tutti giorni, fin quando i miei genitori non hanno deciso di andare in presidenza e segnalare quanto accaduto”.
Durante questo periodo i professori, come si può notare dalle dichiarazioni dei ragazzi, hanno iniziato a mettere compiti e interrogazioni lo stesso giorno, senza essere riusciti a farci riabituare ai tempi del periodo pre-covid; quindi, tutti hanno avuto bisogno di fare la ‘corsa ai programmi’. Secondo un articolo pubblicato qualche settimana fa sul giornale Repubblica, “La dispersione scolastica implicita, cioè l'incapacità di un ragazzo/a di 15 anni di comprendere il significato di un testo scritto, è al 51%. Un dramma, non solo per il sistema di istruzione e per lo sviluppo economico, ma per la tenuta democratica di un paese. I più colpiti sono gli studenti delle famiglie più povere, quelle che vivono al sud e quelle con background migratorio”. Insomma, non sembra nemmeno di essere a scuola.
Nel corso dell’ultimo mese di scuola, secondo un rapporto del movimento studentesco UDS (Unione Degli Studenti), rispetto allo scorso anno, il tasso di suicidio e di depressione da stress scolastico nei giovani è salito al 45,6%, mentre quello dei casi di disturbo del comportamento alimentare al 36,4%.
Ora siamo alla fine di questo durissimo anno, di questo durissimo periodo, eppure per gli studenti con i debiti la corsa non si ferma qui. Riusciranno i ragazzi a vincere la corsa ai recuperi e ottenere nuove speranze per l’anno prossimo?
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