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TRATTATIVA STATO/MAFIA: è davvero finita? Il caso Borsellino

Il 19 gennaio 2024, Paolo Borsellino avrebbe compiuto 84 anni.


Però, la sua vita gli è stata strappata via da un tragico evento di grande significato storico e morale, che fa (o dovrebbe fare) ancora riflettere: il 19 luglio 1992, Paolo Borsellino e la sua scorta infatti muoiono in quella che è passata alla storia come “Strage di via D'Amelio”, a Palermo, per mano di Cosa Nostra (associazione a delinquere mafiosa).

Ma come è andata la storia esattamente?


Paolo Borsellino era un noto magistrato che si occupava di casi sulla mafia e, avendo scoperto affari loschi del capo della procura di Palermo, voleva farlo arrestare. Ma, oltre ad essere stato tradito da personaggi che dopo l’accaduto depistarono le indagini, fu anche vittima di un attentato per mano di Cosa Nostra, contro la quale Borsellino stava dedicando la sua carriera da magistrato. Tra i mandanti dell’esecuzione ci sono Salvatore Riina e Matteo Messina Denaro, arrestato recentemente dopo una lunga latitanza. L’auto  in cui viaggiava Borsellino fu fatta saltare in aria.


È davvero finita questa storia?


La risposta ce la dobbiamo dare da soli, guardando a fondo nelle nostre coscienze.

Si può dire che Borsellino potrebbe vivere per sempre, in ognuno di noi, se volessimo ogni giorno lottare la mafia nel nostro piccolo.


“Lottare la mafia” porrebbe anche voler dire evitare di fare gesti poco corretti verso l’altro, altrimenti la mafia diventeremo noi stessi.


Inoltre Borsellino ci insegna a dubitare sempre delle autorità, di non prendere tutto per oro colato. È, infatti, giusto prima valutare sempre ogni persona e situazione in cui ci troviamo.


La mafia non si è spenta e, forse, non si spegnerà mai poiché è un tratto antico di questa società: l’altra faccia della medaglia. Una realtà sporca, ma che ci fa riflettere su come sia forte l’insofferenza di una parte di chi vive in questo mondo per le regole, il tutto basato anche su una cattiva e quasi assente scolarizzazione e cultura.


Quindi, dal marcio si può apprendere come, cosa non diventare e invece come e cosa diventare. Si può apprendere che la cultura serve a capire che le regole, altrettanto, servono. Perché sì, la cultura rende liberi, ma una regola, appunto, fondamentale del vivere civile è proprio che la nostra libertà termina dove inizia quella di qualcun altro.


Alla mafia, camorra, ‘ndrangheta  etc. questi concetti non piacciono o, peggio, sono del tutto estranei.


Eppure, noi possiamo ancora cambiare in meglio le cose: possiamo cambiare noi stessi per cambiare la società, perché partendo dal singolo, nasce una società migliore.


Le grandi trasformazioni hanno visto prima il cambiamento degli individui singolarmente, poi si è passato ad uno stravolgimento di massa.

Borsellino era una persona in continua evoluzione personale. Non si arrese fino all’ultimo istante della sua vita, aveva un obiettivo chiaro in mente. E, sul suo esempio, dobbiamo provare ad essere così anche noi: coraggiosi.


Coraggiosi di voler cambiare noi stessi e le cose perché è solo con il coraggio che si combattono veramente le ingiustizie, piccole o grandi che esse siano.

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