Strage di Ustica: 42 anni senza verità
- Il Napoletano Espanso
- 27 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
di Alessandro Terracciano

“Nella storia del nostro Paese la memoria delle sofferenze è stata tenuta viva anche grazie all’impegno civile dei familiari e così è per Ustica. La loro sofferenza è divenuta patrimonio comune mentre è responsabilità della Repubblica custodire la memoria delle tragedie che hanno caratterizzato il percorso della storia italiana per scongiurare che possano ripetersi. La solidarietà della comunità politica del Paese si raccoglie oggi intorno alle vittime e ai loro familiari, per l’affermazione di quell’unità di popolo che l’Italia sa esprimere nei momenti più drammatici, a difesa dei valori che ispirano la nostra collettività”, queste le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del 42esimo anniversario di uno degli episodi più disastrosi che ha segnato il nostro Paese.
Era la sera del 27 giugno del 1980, quando il volo di linea IH870 della compagnia aerea ITAVIA decollò dall’aeroporto di Bologna Panigale, con destinazione Palermo-Punta Raisi. Ma quell’aereo era destinato a non raggiungere mai più terra: alle 20:59 il Dc-9 scomparve improvvisamente da tutti i tracciati radar e, dopo essersi squarciato nel cielo, si inabissò tragicamente nel Mar Tirreno meridionale, nel braccio di mare che separa l’isola di Ponza da quella di Ustica. Quella sera persero la vita tutti gli occupanti del velivolo, circa 81 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio. I resti dell’aereo furono recuperati solo otto anni dopo l’impatto, e attualmente si trovano esposti a Bologna nel Museo per la Memoria di Ustica.
Questa terribile sciagura suscita ancora un vivissimo interesse nel nostro Paese a distanza di molti anni non soltanto per essere stata uno dei più tragici eventi della storia dell’Italia repubblicana, ma soprattutto perché ha lasciato impressa nella memoria collettiva degli italiani una grande ferita che ancora non si è cicatrizzata. Una ferita che rimane ancora oggi avvolta nel mistero e sospesa tra sospetti e mezze verità.
Fra le tesi più accreditate ipotizzate all’indomani della strage, si rivela essere molto interessante quella approvata dalla Corte di Cassazione, secondo la quale l’aereo si sarebbe trovato accidentalmente e per puro caso su di una “linea di fuoco” di un vero e proprio combattimento aereo internazionale in un periodo di relativa pace. Dunque, in un contesto di una guerra aerea, il velivolo sarebbe stato colpito in pieno erroneamente da un missile. Inoltre, sempre questa tesi afferma che mentre il volo di linea IH870 affondava nelle acque del basso Tirreno, intorno si trovavano 21 aerei “senza nome” provenienti da diversi Stati.
Una testimonianza importante che tenta la ricostruzione dell’accaduto è documentata dal film “Ustica” del 2016, diretto da Renzo Martinelli.
Ma, nonostante i diversi tentativi di ricostruzione della strage, le famiglie delle vittime coinvolte nell’incidente, riunitesi nell’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, hanno spinto lo Stato italiano a condurre negli ultimi decenni inchieste, processi e perizie al fine di conoscere l’identità degli autori della strage, la quale ancora oggi, a distanza di 42 anni, è evidentemente celata da segreto militare. Infatti, la procura di Roma ha avviato recentemente svariate rogatorie internazionali, rivolte specialmente al governo degli Stati Uniti, del Belgio, della Germania e della Francia, oltre che a quello transitorio della Libia post Gheddafi. Ma purtroppo, nessuna di queste inchieste ha avuto l’effetto che ci si aspettava: accanto ad alcuni Paesi che hanno trascurato le richieste, altri hanno fornito alcune informazioni, ma senza alcuna rilevanza dal punto di vista penale.
Dunque, è nel silenzio degli Usa, degli Stati europei e della Libia che si fa sentire la presidente e cofondatrice dell’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica Daria Bonfietti, sorella di una dei passeggeri che si trovavano a bordo del Dc-9, la quale grida a gran voce: "Nel 2008 il presidente emerito Francesco Cossiga ha indicato i francesi come responsabili dell’abbattimento dell’aereo civile, e la Procura di Roma ha riaperto le indagini sulla tragedia. Ma sono passati 14 anni e allora alla Procura chiediamo la verità sugli autori materiali che oggi deve finalmente essere completata. Bisogna pur fare i conti su quella che è da sempre una ferita profonda alla dignità di un Paese che ha visto violati, oltre che i propri confini, anche e soprattutto i diritti e le esistenze dei suoi cittadini innocenti. Ci sono - prosegue Bonfietti - dei pezzi di verità ben conquistati, chiari, perché il Dc-9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea in tempo di pace, come ha affermato un giudice della Repubblica, già dal 1999. Dunque, è allucinante non riuscire a mettere insieme l’altro pezzo di verità, quello sì che manca, ovvero chi è stato ad abbattere il Dc-9?”.
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