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Stanley Kubrick: il concetto di attenzione

di Miriana Costagliola



Stanley Kubrick, nato il 26 luglio del 1928 a New York, è stato un regista, scrittore, scenografo e fotografo statunitense con cittadinanza britannica. Nasce da un padre di famiglia ebrea, e comincia a guadagnarsi da vivere facendo gare di scacchi. La sua carriera da fotografo nasce con la diffusione da parte sua di una foto che ritrae un edicolante triste per la morte di Roosvelt, poi comincia a passare diverse sere nella sala proiezioni del Museum Of Modern Art di NY e decide di studiare cinema.

 

Dopo diversi cortometraggi di discreto successo, nel 1959 crea Spartacus e si trasferisce definitivamente in Inghilterra. Dopo una vita prolifica di film di grande successo, Kubrick decide di dedicarsi ad un film sulla Shoah. Ma non riesce, perché il suo collega Spielberg gira il film Schindler’s List, il più grande film sull’Olocausto. Quindi, alla fine della sua carriera e della sua vita, gira come ultimo film Eyes Wide Shut, per poi spegnersi, nel 7 marzo 1999 a St. Albans.

 

Quanti mondi si aprono dopo aver detto o letto questo nome? Quello di The Shining, Lolita, Full Metal Jacket, Arancia Meccanica, Spartacus e così via.

 

Eppure, tutti hanno in comune un elemento fondamentale: il ruolo determinante che il regista fa acquisire all’attenzione dello spettatore.

 

È infatti giusto fare una premessa. In un mondo frenetico in cui ormai la soglia di attenzione non è più granché alta, in quanto si è perennemente al cellulare o al PC, anche gli stessi prodotti mediatici che ci vengono offerti da questi strumenti sono diventati sempre meno godibili, a causa della nostra scarsa attenzione. Ed è proprio su questo che Kubrick lavora.

 

Per aumentare e mantenere l’attenzione dello spettatore, ad esempio, Kubrick ci tiene a garantire il doppiaggio di ogni suo film in ogni paese, perché contro i sottotitoli, che rubano l’attenzione all’immagine e, quindi, al contenuto. In The Shining, lo shining infatti è proprio lo spettatore. L’attenzione è concentrata totalmente su di esso, il protagonista, la chiave è lo spettatore stesso.  In Lolita la figura chiave su cui volgere l’attenzione per capire l'andazzo delle cose è invece il professore, etc.

 

È anche giusto dire che Kubrick nasce a cavallo della Seconda Guerra Mondiale e ne vive anche il dopoguerra. Un periodo, dunque, in cui l’attenzione verso le cose, anche quelle più quotidiane, non c’è più, perché l’unica attenzione era verso la guerra. Era un tempo in cui bisognava ripristinare le vecchie abitudini, trasformarle in nuove, evolverle in meglio, far sì che l’attenzione tornasse in un formato di qualità più efficiente di quello che aveva lasciato.

 

Appare chiaro che Kubrick pretenda, per i suoi film, come ogni buon regista che si rispetti, un buon pubblico, che sia capace di cogliere ogni minimo particolare e messaggio delle singole scene. Dunque, pretende un pubblico attento. Ed è proprio questo che rende il genio di Kubrick, ineguagliabile.

 

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