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Scuola, studenti e proteste: un messaggio da comprendere

di Andrea Sellitti



In questi mesi abbiamo assistito a scene relative alla scuola a dir poco scioccanti, come il ritorno in presenza con le manifestazioni dei licei campani, come le proteste contro lo scritto alla maturità, o ancora con le proteste per l’alternanza scuola-lavoro. Ma procediamo con ordine.


Il periodo più acceso delle manifestazioni parte dagli inizi di gennaio quando gli studenti del liceo classico Jacopo Sannazaro di Napoli hanno deciso di scioperare ad oltranza dati i vari problemi legati alla situazione Covid-19 e hanno giustificato la loro volontà di scioperare con la finalità di chiedere un rientro in sicurezza: “Non appena abbiamo sentito le dichiarazioni del governo, centrale e regionale, dentro di noi è scattata ancora di più la consapevolezza di una contraddizione che viviamo da mesi se non anni – ha dichiarato Paolo Borreca, rappresentante del liceo classico Jacopo Sannazaro – ci siamo trovati in una contraddizione perché stiamo stati costretti a scegliere tra una scuola in presenza e il nostro diritto alla salute”.


Con le manifestazioni del liceo si chiedeva un rientro in “sicurezza”, per i troppi contagi; aule funzionanti e soprattutto un incontro con le istituzioni per far sì che si prendesse in considerazione il malcontento e che si investisse nell’istruzione che per lungo tempo è stata considerata l’ultima ruota del carro: “ci troviamo in questa situazione perché il governo non ha fatto nulla, non ha investito sulle scuole in questi due anni; un anno fa eravamo nella stessa situazione. Dopo continui tagli all’istituzione scolastica, noi vogliamo investimenti per cancellare per sempre la parola DaD dalle nostre teste e non vederla più come un’alternativa” – ha proseguito.


Altro punto analizzato nella protesta del liceo del vomero è il fatto che numerose scuole erano nella loro stessa situazione: “creare un nucleo compatto con le altre scuole non può che essere un valore aggiunto – ha dichiarato Paolo – ed è per questo che ci terremo in contatto con le altre scuole del vomero per coordinare azioni che si protrarranno nel tempo e non siamo l’unica scuola in queste situazioni; bensì tanti altri licei hanno problemi anche più gravi dei nostri, che siano dell’edilizia, o del numero di contagi o altro”.


Si era deciso dunque di organizzare un presidio a largo Berlinguer per poi spostarsi sotto città metropolitana e parlare con l’assessore all’edilizia scolastica Domenico Marrazzo:


“In quel momento si è discusso di una serie di cose – ha dichiarato Zidan Shehadeh, membro di Unione Degli Studenti di Napoli – come la distribuzione gratuita di mascherine FFP2 alle scuole dato il picco pandemico che c’era. Abbiamo chiesto informazioni e che ci fosse fatta chiarezza sulla situazione ‘fondi per l’edilizia’ e abbiamo scoperto che ad ogni plesso sarebbero andati 23.000€, il minimo in pratica. Abbiamo inoltre avuto un incontro con il ministero ma c’è stato tutto tranne ascolto e risultati concreti”.


Tra le tante discussioni un altro argomento venuto alla luce è stata la situazione degli spazi; infatti, si è pensato ad una serie di spazi inutilizzati che sarebbero potuti diventare delle aule in qualche modo: per esempio a Napoli l’albergo dei poveri.


Altro motivo delle proteste studentesche è stata la scelta del ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi nell’introdurre la seconda prova scritta alla maturità, oltre che la prova di italiano ed il successivo colloquio orale: “sicuramente l’abbiamo trovata una scelta assurda – ha dichiarato Gaia Belfiore, coordinatrice del movimento RLS Napoli – perché dopo due anni di DaD pensiamo che i ragazzi non siano pronti a sostenere la seconda prova come se tutto ciò non fosse mai accaduto. Abbiamo quindi partecipato a varie manifestazioni anche a Roma ma tutto questo ascolto dal ministero non c’è stato”.


Secondo numerosi studenti non si può tornare alla normalità senza evidenziare nel dettaglio ciò che è successo in questi mesi. I ragazzi, quindi, vorrebbero chiedere a chi di dovere di analizzare insieme le possibili soluzioni senza che venga dato un ordine da seguire senza nemmeno una possibilità di obbiezione. La decisione del ministro Bianchi, secondo i ragazzi di RLS, è stata presa a seguito di un “ritorno alla normalità”, cosa secondo i ragazzi sbagliatissima: “noi in due anni e passa di DaD non abbiamo affatto vissuto un periodo normale al livello didattico; di conseguenza non si possono asfaltare questi due anni in cui la nostra preparazione non è stata delle migliori – ha proseguito Gaia.


Altra scintilla che ha scatenato le ultime proteste è stata l’alternanza scuola-lavoro, che è diventata oggetto di numerosi dibattiti a seguito delle due morti di alternanza nel giro di un mese: Lorenzo Parelli (18 anni) e Giuseppe Lenoci (16 anni). Da nord a sud, dalla Lombardia al Lazio, dalla Campania alla Sicilia, si sono organizzate innumerevoli manifestazioni a seguito dei due episodi:


“Non appena siamo venuti al corrente delle morti di Lorenzo e Giuseppe – ha spiegato Zidan – come movimento cittadino abbia deciso di appendere uno striscione di solidarietà. Al livello nazionale si è discusso tanto su cosa fare e si è pensato di unire tutte le realtà nazionali studentesche che avessero un minimo di rappresentatività e nelle piazze di tutto il paese abbiamo iniziato con le manifestazioni, partendo da quella del 28 gennaio a proseguire. L’obiettivo di queste proteste per l’alternanza era quello di evidenziarlo anche nel dibattito pubblico nazionale dato il silenzio generale da parte del governo. Altro obiettivo era quello di chiedere l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro perché secondo dei dati ISTAT 3 aziende su 4 non hanno il certificato di sicurezza, il che è gravissimo perché poi ci vanno a rimettere i ragazzi che fanno gli stage. Siamo poi andati davanti all’ufficio scolastico regionale per compiere un’azione simbolica: inverniciare con le mani rosse il portone di ingresso; il rosso simboleggia il sangue versato da tutte le vittime”.


Si è pensato di organizzare dibattiti su queste tematiche anche agli stati generali della scuola svoltisi dal 18 al 20 febbraio a Roma (momento di ritrovo delle realtà studentesche di tutta Italia).


Che dire, la scuola ci sta riservando degli episodi fuori dal comune e di certo questo anno scolastico è stato più movimentato dello scorso. Non ci resta che sperare che il governo ci venga in contro e che si trovi una situazione a questi problemi una volta e per sempre e, soprattutto, che questo messaggio venga compreso.

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