Religione o Politica?
- Rebecca Fiorentino
- 27 gen
- Tempo di lettura: 3 min

Nel 2025 ci imbattiamo in diverse notizie di rilievo internazionale una tra queste è il conflitto tra Israele e Palestina.
Esistono due teorie sulla nascita di questo duraturo conflitto: una religiosa e una politica.
Quella religiosa nasce dal fatto che alla fine della Seconda guerra mondiale (1939-1945), dopo diversi accordi europei, si è decretato che gli ebrei sopravvissuti all’Olocausto dovevano essere trasferiti nel territorio palestinese. Si trasferirono circa 140.000 ebrei. Lo stato, dunque, doveva essere diviso in due: uno stato ebraico (Israele) e uno arabo-palestinese.
Gerusalemme, invece, fu considerata zona internazionale; entrambi gli stati nel corso degli anni hanno rivendicato quel territorio dato che le principali religioni dei paesi hanno entrambe come luogo sacro di riferimento Gerusalemme, la quale non può essere assolutamente divisa, soprattutto per ragioni etniche e storiche e, pertanto, se la contendono.
Questo conflitto, però, da molti non è considerato puramente religioso, ma soprattutto politico dato che prima di tutto Gerusalemme è un importante meta turistica che potrebbe portare diversi benefici economici( tra i 3 e 4 milioni di turisti all’anno), ma i motivi sono anche legati all’esportazione di risorse naturali, considerando che da sempre sia il territorio israeliano che palestinese sono poveri di risorse e sono sempre dipesi dal mercato internazionale, ma dopo aver scoperto -nel 1999- una fonte di gas in Israele che gli ha consentito di diventare un paese esportatore, si sono accese molte polemiche perché anche la Palestina ha un fonte di gas a Gaza, ma non può esportarlo a causa del blocco navale imposto dallo stato ebraico.
Nei lunghi anni in cui questa guerra ha continuato a causare danni economici e disagi emotivi ci sono stati diversi tentativi di pace (non andati a buon fine).
Il 7 ottobre 2023, dopo un periodo in cui solo occasionalmente c'erano degli attacchi da parte delle due fazioni, la guerra nel territorio arabo ricominciò, fino ad arrivare al 19 gennaio 2025, cioè 15 mesi dopo, quando è stato intrapreso l’accordo “Cessare il fuoco’’ finalizzato nella liberazione degli ostaggi di entrambe le nazionalità.
Questo accordo negoziato nel territorio neutrale di Doha, in Qatar, prevede una prima fase di 42 giorni entro i quali tutti gli ostaggi di entrambi gli stati dovranno essere rilasciati; durante questo periodo di pace, ogni giorno dovranno arrivare 600 camion umanitari per aiutare i civili e la comunità; una questione ancora indiscussa è prolungare l’armistizio ad una seconda e forse terza fase, ma molti dubitano che ci si arriverà, siccome molti politici tra cui il premier israeliano Netanyahu, il quale ha minacciato di dimettersi se la guerra non fosse ricominciata subito dopo la prima fase, hanno espresso chiaramente il loro disaccordo riguardo la tregua.
Come già detto, durante queste brutali manifestazioni di violenza ci sono stati diversi prigionieri, causa principale di questa pausa bellica.
Ma gli accordi sono stati rispettati?
La risposta è sì, fino ad ora è stato liberato il numero di civili concordato. Il 19 gennaio Hamas (organizzazione palestinese) ha liberato tre giovani ragazze prese in ostaggio: Emily Damari,28 anni, Doron Steinbrecher 31 anni, e Romi Gonen,24 anni.
“Sono felice più che mai’’, questo è stato il primo messaggio su Instagram di Emily dopo essere stata liberata;
“Grazie per aver riportato Emily a casa’’ – dichiara invece la madre, aggiungendo:
“ogni ostaggio deve essere rilasciato’’.
“Il governo di Israele accoglie con affetto le tre donne liberate’’ – ha dichiarato invece il premier israeliano dopo il rilascio.
Anche Israele ha rilasciato 90 prigionieri palestinesi, la maggior parte imprigionati per detenzione amministrativa – 69 donne e 21 giovani uomini – dalla prigione di Ofer a Ramallah; diversi video raccolti dal web hanno riportato il caldo benvenuto e grandi festeggiamenti con il quale sono stati accolti. Tra i rilasciati, anche l’attivista e difensora dei diritti umani la palestinese Khadela Jarrar
Per ora nessuna dichiarazione ufficiale dalla Palestina, quindi non ci resta che ipotizzare: Sapendo che l’Italia appoggia l’America, la quale è alleata con Israele, è un caso che non si trovino dichiarazioni riguardanti la sua controparte? Questo fa sorgere un quesito che ci fa comprendere più chiaramente la posizione politica del nostro paese.
Nel ventunesimo secolo, però non si può ancora parlare di guerra e scommettere quanti morti ci saranno nella prossima; molti anni fa si diceva che nel 2025 le macchine sarebbero riuscite a volare, ma come possiamo creare una cosa così rivoluzionaria e futuristica se siamo ancora legati a terra e al passato? E tu, cosa ne pensi? Dicci la tua!
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