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Referendum e Amministrative giugno 2022: chi sale e chi scende

Aggiornamento: 3 gen 2023

di Matteo Celentano



Le amministrative costituiscono da sempre un buon termometro per misurare l’indice di gradimento dei cittadini nei confronti dei principali partiti politici dello Stivale. Anche questa tornata elettorale ha dato verdetti molto indicativi.


Veri sconfitti della partita, M5S e Lega, con i rispettivi leader, sono chiamati a una profonda riflessione interna. Per il Movimento è una vera disfatta, un crollo generale e diffuso, anche lì dove l’”effetto Conte” avrebbe dovuto controllare un’emorragia di voti ormai evidente da parecchi mesi. Il partito di Grillo si ferma a una percentuale media compresa tra il 2 e il 4%; a Rieti, dove era stata sperimentata la Lista Conte, il Movimento non ha raggiunto neppure l’1%.


La Sicilia, fortino giallo nelle Politiche 2016, è la chiara immagine del fallimento del progetto politico grillino: sull’isola Giuseppe Conte aveva concentrato le proprie attenzioni e speranze, alimentate da un bagno di folla raccolto nelle ultime settimane. Risultato: a Palermo il M5S è stato superato perfino da Azione, raccogliendo un misero 7,6% e ha visto sconfitto il proprio candidato sindaco Miceli al primo turno. È Stato lo stesso ex presidente del Consiglio ad ammettere la sconfitta, parlando di profonda “insoddisfazione”. Tuttavia, la strada del nuovo corso del Movimento e di Conte, minata già dai continui ricorsi degli attivisti e dalle resistenze interne, adesso diventa davvero impervia.


Dall’altra parte del campo, nel centrodestra, il grande sconfitto è Matteo Salvini, con l’aggravante del – pronosticabile – fallimento del referendum sulla giustizia. La Lega non solo fallisce l’appuntamento con l’espansione nel Mezzogiorno, ma crolla anche al Nord. Nella maggior parte dei comuni maggiori il partito di Salvini finisce dietro Fratelli d’Italia: il dato più indicativo emerge dai tre capoluoghi di provincia veneti, Belluno, Padova, Verona: in tutte e tre le città, tra le maggiori al voto, i risultati sono tutti a favore di Giorgia Meloni (10,46% vs 9,42% a Belluno; 8,27% vs 7,35% a Padova; 11,94% vs 6,6% a Verona).


Insomma, in vista delle Politiche 2023, appare evidente il sorpasso di Fratelli d’Italia, uscito dalle Amministrative come partito trainante della colazione di centro-destra, a tal punto che Giorgia Meloni si dice “pronta a governare” e invita gli alleati ad uscire dal governo Draghi. Salvini, invece, dopo il fallimento delle trattative per il Quirinale, le uscite sulla guerra, la figuraccia in Polonia e, da ultimo, il caso del viaggio in Russia, si vede messo in discussione non solo a livello nazionale, ma anche all’interno del proprio partito, sotto la spinta delle correnti guidate da Zaia e Fedriga.


Chi esce, almeno in parte, rafforzato dalla tornata elettorale è Enrico Letta. Il PD si conferma primo partito, confermandosi come la forza alternativa alla destra più strutturata e credibile agli occhi degli elettori. Tuttavia, il crollo del M5S, e il contemporaneo exploit di Carlo Calenda, obbliga il Partito Democratico a una profonda riflessione sul “campo largo” tanto caro al Segretario Letta.


Saranno, infine, da osservare le ricadute di queste elezioni sul governo, che, dopo il fallimento referendario, ha come prossimo obiettivo il completamento dell’iter della riforma della giustizia Cartabia. Data da cerchiare è il prossimo 21 giugno, quando il Presidente Draghi riferirà davanti al Parlamento. Saranno questi due i momenti che misureranno la tenuta del governo: a minarne l’azione proprio M5S e Lega, sempre più oppositori interni, che dovranno reagire alla sconfitta elettorale.

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