Quanto costa un vestito? Lo sfruttamento del fast fashion in Bangladesh
- Il Napoletano Espanso
- 23 ott 2024
- Tempo di lettura: 2 min

Vi siete mai chiesti perché i capi nei nostri negozi preferiti costino così poco? Perché si rovinino così facilmente? Ebbene, dobbiamo volgere il nostro sguardo verso il Bangladesh, uno dei Paesi più popolosi al mondo, tristemente denominato “città avvelenata”. Tutto nasce dall’altissima richiesta di capi d’abbigliamento fatta dall’Occidente, il Bangladesh ha deciso di soddisfare tale richiesta, ma il prezzo è stato altissimo, infatti sono nate in città come Dhaka e Kurai più di cinquemila mega industrie specializzate in capi di abbigliamento a basso costo, che hanno generato crisi sanitarie e ambientali, basti pensare al fiume Buringanga, il più inquinato del mondo, per capire quanto sia stato alto il danno del fast fashion e quanto sia alto il prezzo da pagare a livello umanitario.
Sono tantissimi, troppi, i bambini impiegati in queste fabbriche, che per pochissimi spiccioli lavorano anche tutto il giorno, rinunciando allo studio e ai loro sogni, per accontentare il gigante occidentale e aiutare la famiglia: uno stipendio medio si aggira intorno ai 0,20£ l’ora,non di certo una paga dignitosa.
Il lavoro più pericoloso però non è nelle fabbriche tessili, bensì nelle concerie: soffermatevi un attimo a guardare le vostre giacche di pelle, le pellicce sintetiche, vi siete mai chiesti come facciano a rimanere così lucide? Com’è possibile che i pellami restino morbidi? Tutto merito dei bagni di calce e polveri che questi materiali fanno prima di finire sugli stand dei negozi, ventiquattro ore dentro quelle sostanze comportano che per altrettante ore ci siano decine di operai immersi dalle cosce in giù in liquami tossici, consapevoli che moriranno prima dei cinquant’anni.
Le stesse pelli che vengono conciate in questo modo poi vengono anche assemblate da manine sottili, preferibilmente di bambini molto piccoli, precisi, che poco dopo essere usciti dal loro stabilimento lavorativo vengono adescati da adulti a caccia di denaro, facendo pressione sulla fame di questi ultimi, vendono loro colla sintetica, la stessa che usano per i vestiti, maniera tale da potersi stordire tanto da non sentire più i morsi della fame.
Entrare in queste fabbriche, dopo la strage di Rona Plaza nel 2013, è molto complicato, ma l’Occidente dovrebbe fermarsi, riflettere e cercare una soluzione, perché questo è uno sbaglio che non pagano solo gli adulti, ma tanti bambini che sono gli stessi che fanno i vestiti per i nostri bambini in Occidente.
Oggi la vita costa molto di più, siamo costantemente bombardati di informazioni e di prezzi che sembrano convenienti e ci inducono a comprare cose di cui non abbiamo bisogno; dunque, siamo portati a consumare più del necessario.
La moda è veloce, i marchi di moda realmente sostenibili sono pochi e molto costosi, non tutti possono permetterseli, ma il buon senso può essere un prezioso alleato innanzi a queste situazioni; dunque, quando sentiamo il desiderio di comprare un vestito nuovo, chiediamoci se questo è necessario per noi oppure no, solo così potremmo fare in piccolo la nostra parte.
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