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Maternità Surrogata: Libertà di Scelta o Sfruttamento? L’Italia Divisa su un Dilemma Etico


La maternità surrogata è una pratica medica e sociale che consente a una donna di portare a termine una gravidanza per conto di altre persone che non possono o non vogliono affrontare una gestazione. Nonostante sia legale in molti Paesi del mondo, questa pratica continua a essere fonte di dibattito acceso in Italia, dove è vietata dalla legge. Tra chi la considera un atto di generosità e chi la definisce sfruttamento del corpo femminile, la questione della maternità surrogata solleva interrogativi complessi che toccano l’etica, la giurisprudenza e i diritti umani.


In Italia, la maternità surrogata è vietata dall’articolo 12 della legge n. 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita. La norma prevede pene severe per chi tenta di praticarla o organizzarla sul territorio nazionale, con sanzioni che possono arrivare fino alla reclusione per chiunque favorisca, promuova o realizzi questa forma di gestazione. Questa rigida posizione deriva dall’intento di proteggere la dignità della donna e dei bambini, impedendo che il corpo femminile venga considerato un mezzo di produzione. A differenza dell’Italia, Paesi come Stati Uniti, Canada, Ucraina, India e altri hanno legiferato in modo diverso, permettendo la maternità surrogata con diverse modalità. Negli Stati Uniti, ad esempio, la regolamentazione varia da stato a stato: alcuni permettono forme di surrogazione altruistica (dove la gestante non riceve alcun compenso), mentre altri consentono anche quella commerciale, dove la donna viene remunerata. Anche in Europa esistono differenze significative, con Paesi come la Grecia e la Gran Bretagna che consentono la surrogazione sotto determinate condizioni.


Il 16 ottobre 2024, il Senato italiano ha approvato definitivamente una nuova legge che estende il divieto della maternità surrogata rendendola un “reato universale”. Questo significa che, d’ora in avanti, i cittadini italiani che ricorreranno alla maternità surrogata all’estero saranno soggetti a sanzioni penali anche al loro ritorno in Italia, indipendentemente dal fatto che la pratica sia legale nel Paese in cui è avvenuta. La legge prevede pene detentive che vanno dai tre mesi ai due anni e multe fino a un milione di euro per chi commissiona o organizza tali pratiche. La misura ha generato un acceso dibattito politico. I sostenitori, prevalentemente esponenti del centrodestra, hanno affermato che la legge mira a prevenire il cosiddetto “turismo procreativo” e a proteggere la dignità delle donne e dei bambini.


Tuttavia, le opposizioni hanno criticato la norma definendola “ideologica” e potenzialmente discriminatoria verso le famiglie arcobaleno, poiché potrebbe impedire il riconoscimento legale dei bambini nati all’estero tramite surrogazione. Con l’approvazione di questa legge, l’Italia diventa uno dei pochi Paesi a estendere la propria giurisdizione penale in materia di surrogazione anche oltre i confini nazionali, seguendo il principio del reato universale. I sostenitori della maternità surrogata sostengono che questa pratica rappresenti una forma di libertà di scelta sia per la madre surrogata che per i futuri genitori. In molti casi, viene vista come un gesto di altruismo che permette a coppie infertili, single o coppie dello stesso sesso di realizzare il desiderio di avere figli. I sostenitori enfatizzano l’importanza di stabilire regolamenti chiari per evitare abusi, garantendo allo stesso tempo la libertà delle donne di scegliere se offrire questo servizio.


In Italia, le critiche alla maternità surrogata si concentrano soprattutto sugli aspetti etici e morali. Molti la vedono come una forma di sfruttamento del corpo femminile, soprattutto quando viene praticata in Paesi dove le donne, spesso in condizioni di vulnerabilità economica, accettano di portare a termine una gravidanza per denaro. Questo fenomeno viene considerato come una mercificazione del corpo, con il rischio di trasformare il desiderio di genitorialità in un’attività commerciale. La politica italiana è fortemente divisa sulla questione. Partiti di orientamento conservatore e cattolico, come Fratelli d’Italia e la Lega, sono fermamente contrari e sostengono che la maternità surrogata rappresenti una violazione della dignità umana.


Al contrario, alcune formazioni più progressiste, come il Partito Democratico e gruppi di sinistra, propongono di aprire un dibattito più ampio, che consideri la possibilità di regolamentare la surrogazione altruistica, sempre tutelando i diritti della donna e del bambino. Tuttavia, la questione resta un tabù che difficilmente vedrà un’apertura legislativa a breve termine. Il dibattito italiano sulla maternità surrogata non riguarda solo principi astratti, ma coinvolge storie personali di famiglie che hanno scelto di ricorrere a questa pratica all’estero. Alcune coppie italiane, non potendo avere figli in modo naturale, decidono di recarsi in Paesi dove la surrogazione è legale e regolamentata.


Tuttavia, con l’approvazione della nuova legge, queste scelte rischiano di comportare conseguenze legali anche al ritorno in patria, complicando ulteriormente una questione che richiede un delicato equilibrio tra diritti, etica e libertà. La maternità surrogata è una delle tante questioni che richiedono un delicato equilibrio tra diritti, etica e libertà. In Italia, il dibattito è ancora lontano dal trovare una soluzione condivisa, poiché le implicazioni di questa pratica toccano corde profonde e diverse nella società. L’auspicio è che il confronto possa avvenire in modo aperto e rispettoso, mettendo al centro il benessere dei bambini e i diritti delle donne coinvolte.

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