La violenza psicologica: quando a far male sono anche le parole
- Il Napoletano Espanso
- 4 dic 2023
- Tempo di lettura: 4 min
di Sara Magliocchetti

Ogni riferimento a nomi o fatti che leggerete di seguito sono stati scritti con il solo scopo di analizzare al meglio i vari comportamenti psicologici derivanti da disturbi di narcisismo patologico e manipolazione mentale nella vita di coppia, e sono, ovviamente, puramente casuali.
Quando parliamo di violenza, automaticamente pensiamo a ogni tipo di abuso fisico, che possa essere uno stupro o una violenza domestica. In realtà esiste un altro aspetto della violenza, molto spesso sottovalutato o sminuito da moltissimi perché ritenuto meno importante, ma ad oggi è in realtà una delle forme di maltrattamento più subdole e potenti: stiamo parlando della violenza psicologica.
La violenza psicologica non viene fuori sottoforma di schiaffi, calci o pugni, ma è un vero e proprio abuso emotivo e mentale fatto di offese, critiche costanti, gelosia patologica, svalutazione dell’altro e bugie che portano la vittima a privarsi di ogni forma di dignità e considerazione di sé stessa.
Non solo la vittima arriva a non avere più autostima, ma questi tipi di comportamenti, contraddistinti da episodi numerosissimi, portano a lungo andare a sentirsi impotenti, senza una via di scampo, senza una reale identità o valore. Ci si sente piccolissimi di fronte a una persona a cui per tanto tempo hai riposto fiducia e quando riesci finalmente ad uscire da una relazione talmente tossica ti porti dietro ogni tipo di disturbo come ansia, depressione, stress post-traumatico e sensi di colpa.
Ma cos’è che contraddistingue la violenza psicologica dalla violenza fisica?
In realtà ci sono diversi elementi che dobbiamo descrivere per capire appieno la loro reale differenza e lo faremo attraverso delle storie.
Come la storia di Martina, una ragazza solare e gentile che aveva conosciuto da poco Matteo, un ragazzo dolcissimo, all’apparenza, ma che ben presto cominciò a darle numerosi divieti: Martina non poteva uscire con le amiche, non poteva mettersi il suo vestito preferito il giorno del suo compleanno, perché era troppo corto; Martina non poteva pubblicare delle foto sui social network a meno che non fossero con il suo fidanzato, perché altrimenti i maschi avrebbero detto che era troppo bella.
Poi c’è Federico, un ragazzo molto timido e introverso che un giorno conobbe Giulia, una ragazza che subito lo notò per il suo bell’aspetto. Giulia però non apprezzava quello che faceva il suo fidanzato: diceva che il suo rendimento scolastico non era poi così rilevante perché, se aveva preso 10 a matematica era stato solo per pura fortuna. Federico non si vestiva così tanto bene come gli amici di Giulia e lei non esitò a dirlo davanti a tutti ridicolizzandolo. Ma che male c’è a dirlo? Quella di Giulia era solo una battuta.
Eleonora era una ragazza molto ingenua e si fidava molto del parere del fidanzato Davide, ma non faceva altro che rimanere indifferente di fronte alla sofferenza della ragazza durante le loro discussioni, questo perché lei era troppo sensibile e pesante. Poteva evitare di fare la “piagnucolona” e magari poteva risolvere lei i loro problemi. Davide attribuiva ogni colpa a Eleonora e diceva che se c’erano divergenze nella loro coppia era solo per la sua eccessiva pesantezza e probabilmente doveva andare da uno psicologo.
Martina, Federico ed Eleonora hanno avuto a che fare con quella che è la figura del narcisista patologico, caratterizzato da un egocentrismo estremo, da una mancanza di empatia totale e con un enorme bisogno di avere ammirazione da qualsiasi persona per raggiungere il proprio scopo. I narcisisti solitamente si contraddistinguono per la ricerca di relazioni interpersonali a dir poco superficiali.
Solitamente colui che compie violenza psicologica sfrutta le tattiche di manipolazione in cui si cerca sempre di far dubitare l’altra persona della percezione della realtà, inducendo il partner a pensare che lui sia fuori luogo o sbagliato. Questo tipo di manipolazione può avvenire negando un evento accaduto o creando situazioni in cui l’aggressore mette in dubbio la sanità mentale della vittima (si definisce questo tipo di manipolazione come “Gaslighting”).
L’obiettivo del narcisista è quello di intaccare la fiducia della persona e di farla sentire insicura, ma questa sua volontà di nutrirsi delle insicurezze altrui nasce proprio dalla sua vera natura. Il narcisista patologico è una persona in realtà estremamente insicura che probabilmente nella sua vita ha subito traumi familiari: non avendo ricevuto la giusta attenzione da bambino, il narcisista adulto tende a tenere la sua vita e quella degli altri sotto controllo e nella relazione di coppia cerca costantemente conferme della propria grandiosità, a discapito del benessere dell’altro, giocando il ruolo della persona che nella vita ha sofferto tanto e ora vuole le giuste cure e attenzioni.
Intanto, la crescente insicurezza e i sensi di colpa porteranno la vittima a cambiare completamente comportamento e ad essere sempre più dipendente dall’aggressore, tanto che farà fatica ad uscire da questo fittizio “nido d’amore”.
Ma il passo fondamentale per uscire da questo tipo di relazione è proprio riconoscerne la tossicità e non esitare ad allontanarsi il più velocemente possibile.
Questi tipi di relazioni sociali sono esattamente quei rapporti che dobbiamo evitare per non annullarci come persone, perché ci privano di ogni valore e di ogni qualità che ci contraddistingue e non facciamo altro che diventare una marionetta nel teatrino del nostro partner narcisista.
Ad oggi la violenza psicologica può essere sottovalutata per via delle sue conseguenze, meno visibili rispetto a quelle della violenza fisica. Ma è importante riconoscere che entrambe queste forme di maltrattamento sono dannose per la società e bisogna rendere le persone più consapevoli dell’impatto di questo tipo di violenza, promuovendo la sensibilizzazione e l’educazione su questa tematica.
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