La tragedia di Acerra: dal presunto attacco del cane all’indagine sul padre
- Ariadna Pisani
- 18 mar
- Tempo di lettura: 3 min

Una tragedia ha sconvolto Acerra (Napoli) a febbraio 2025: Giulia Loffredo, una bambina di appena nove mesi, è morta in circostanze inizialmente attribuite all’aggressione di un cane. Si era parlato di un pitbull di famiglia o addirittura di un randagio, ma con il progredire delle indagini sono emersi dettagli che hanno ribaltato la narrazione iniziale. Il padre della piccola, Vincenzo Loffredo, è ora al centro dell’inchiesta con l’accusa di omicidio colposo e omessa custodia dell’animale.
L’incidente è avvenuto il 15 febbraio 2025. Giulia si trovava in casa con il padre, mentre la madre era al lavoro. L’uomo, 25 anni, ha raccontato di essersi addormentato accanto alla figlia e di averla ritrovata a terra, in una pozza di sangue. In preda al panico, l’ha portata d’urgenza alla clinica “Villa dei Fiori” di Acerra, dove però i medici non hanno potuto far altro che constatare il decesso. Nei minuti successivi, Vincenzo ha fornito più versioni dei fatti. Inizialmente ha parlato di un attacco da parte di un cane randagio mentre passeggiava con la bambina. Tuttavia, alla polizia ha poi raccontato che la piccola era stata morsa da Tyson, il pitbull di famiglia, mentre dormiva. Secondo lui, a causa del sonno profondo – forse influenzato dall’uso di cannabis, come accertato dagli esami tossicologici – non si sarebbe accorto di nulla fino al risveglio.
La Procura di Nola ha aperto un’indagine immediata. Il 17 febbraio, Vincenzo Loffredo è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo, un atto necessario per consentire gli esami autoptici. È stato contestato anche il reato di omessa custodia dell’animale, poiché il pitbull risultava privo di microchip e, secondo alcuni vicini, in passato aveva già mostrato aggressività, arrivando a uccidere un cagnolino. L’autopsia, effettuata il 19 febbraio, ha confermato la presenza di morsi di cane su diverse parti del corpo della bambina. Tuttavia, la causa della morte non sarebbe stata direttamente l’aggressione, ma una frattura delle vertebre cervicali, compatibile con uno scuotimento violento o una caduta. Un altro dettaglio ha sollevato dubbi: nella bocca del cane non sono state trovate tracce di sangue umano. Per questo motivo sono stati prelevati campioni biologici per ulteriori analisi, i cui risultati sono attesi nelle prossime settimane.
Un altro elemento chiave dell’indagine riguarda la scena dell’aggressione. Durante i primi sopralluoghi, la polizia scientifica non ha trovato tracce di sangue significative nel punto in cui il padre ha detto di aver trovato la figlia. Questo ha sollevato sospetti su una possibile alterazione della scena prima dell’arrivo degli inquirenti. Infatti, il 16 febbraio, alcuni familiari di Vincenzo sono rientrati in casa. La madre del 25enne, scioccata alla vista del sangue, avrebbe chiesto a un parente di ripulire il pavimento. Tuttavia, questa operazione è avvenuta prima del sequestro ufficiale dell’appartamento. Gli agenti, durante un nuovo sopralluogo, hanno trovato ancora bagnato lo straccio usato per pulire. Se questa azione fosse confermata, potrebbe aver eliminato prove fondamentali per la ricostruzione esatta dei fatti. Inoltre, alcuni testimoni hanno riferito dettagli discordanti. Un medico del pronto soccorso ha notato che gli abiti della bambina erano già sporchi di sangue secco, suggerendo che il decesso fosse avvenuto diverse decine di minuti prima dell’arrivo in ospedale.
Il 24 febbraio, la Polizia Scientifica ha effettuato un nuovo sopralluogo nella casa di Vincenzo Loffredo, sequestrando il telefono cellulare dell’uomo per analizzare i suoi spostamenti e le sue attività durante la notte della tragedia. Contestualmente, gli inquirenti stanno esaminando le telecamere di sorveglianza della zona per verificare se ci siano stati movimenti sospetti. L’avvocato di Vincenzo, Luigi Montano, ha richiesto un nuovo interrogatorio del suo assistito per chiarire i punti controversi, in particolare la questione della pulizia della scena. Tuttavia, la Procura ha deciso di posticipare l’audizione, aspettando prima i risultati delle analisi forensi.
Al momento, Vincenzo Loffredo resta indagato a piede libero. Le accuse nei suoi confronti riguardano negligenza e possibili omissioni nella custodia del cane, ma non sono state avanzate ipotesi di omicidio volontario. La magistratura sta cercando di stabilire se il comportamento del padre abbia avuto un ruolo diretto o indiretto nella tragedia. Nel frattempo, Acerra ha dato l’ultimo saluto alla piccola Giulia. I funerali, celebrati il 20 febbraio in forma privata, sono stati accompagnati da un appello della famiglia a spegnere i riflettori mediatici sulla vicenda.
Il caso della bambina morta ad Acerra si è trasformato da un’apparente aggressione canina a un’indagine più complessa, con diversi punti ancora da chiarire. La verità su quanto accaduto la sera del 15 febbraio è ancora oggetto di accertamenti scientifici e investigativi. La speranza è che le analisi in corso possano fornire risposte definitive su questa tragedia che ha scosso l’opinione pubblica.
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