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La solitudine dei numeri primi

Aggiornamento: 3 gen 2023

di Carlotta Ferrari Angelo Comneno

La solitudine dei numeri primi è un romanzo di Paolo Giordano ambientato a Torino nei nostri anni. Alice Della Rocca, la prima protagonista che viene presentata ai lettori, ha sette anni. Odia sciare, la neve la mette a disagio eppure il padre desidera per lei un futuro da campionessa; ma un giorno di nebbia si perde tra l’aria lattiginosa e la neve che detesta: una caduta che le cambia la vita e che le regala una gamba più corta dell’altra.


Alice cresce, passano gli anni, eppure lei comincia ad odiare la sua gamba zoppa, il padre che la costringeva a sciare e persino il suo corpo fino ad arrivare a consumarsi al punto di non voler altro se non sentire “le ossa del bacino emergere come la punta di un iceberg”.


Una ragazza che si circonderà di amicizie sbagliate, prima tra tutte Viola Bai che, dopo averla sottoposta a prove disgustose e umilianti, la fa entrare nel suo gruppo composto da Giada Savarino, Federica Mazzoldi e Giulia Mirandi. Eppure, come era iniziata, questa amicizia finisce a causa della gelosia di Viola per la confidenza sincera che Alice aveva instaurato con Mattia. Mattia, l’altro protagonista le cui vicende si legano senza mai scontrarsi davvero con quelle di Alice, è un ragazzo timido e introverso ma allo stesso tempo un genio a scuola e portatore di un dramma fin dalla nascita: la sua gemella Michela, una bambina disabile che provoca imbarazzo nel cuore di Mattia quando si vedono con gli amici.


Ma il vero dramma, quello che sconvolge l’esistenza di questo personaggio, avviene quando il bambino decide di abbandonare la sorella su una panchina e recarsi da solo a una festa a cui erano entrambi invitati per paura sfigurare davanti ai compagni. Michela scompare senza lasciare traccia alcuna; viene inghiottita dal buio del parco e probabilmente sepolta dalle acque di un fiume poco distante. Mattia Ballossini vive e si nutre di sensi di colpa che lo portano all’autolesionismo, a delineare sulla pelle la cartina geografica del proprio dramma, del suo volere a tutti i costi lasciare il mondo fuori da sé, negarsi l’amore e negarlo perché convinto di non meritarlo e l’unico modo per sopravvivere diventa fuggire dalla realtà.


Due animi che finiranno per incontrarsi; ma mai abbastanza per toccarsi davvero o, per usare le parole di Giordano, “lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero”.


Un libro che ha bisogno di cuori sensibili per essere letto, di persone capaci di immedesimarsi nel dolore e nella solitudine altrui; Paolo Giordano tratta temi delicati come l’anoressia e l’autolesionismo, ma anche la solitudine e il vuoto lasciato dal mancato supporto genitoriale.


Ammetto che, nonostante abbia terminato il romanzo in una notte, è stata una lettura difficile e in parte travagliata e consiglierei questo testo solo a coloro che sono pronti a tuffarsi nel dolore senza giudicare, ma guardandolo con un distacco che permetta di capire davvero le motivazioni dietro i singoli gesti.


Le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il tempo restante” è una delle frasi che più mi hanno colpito del romanzo, una di quelle verità che ognuno di noi conosce ma che è difficile da far emergere.

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