Il cinema è destinato ad essere schiavo delle grandi piattaforme?
- Chiara Papa
- 20 mag
- Tempo di lettura: 4 min

Il cinema, fin dagli esordi, ha saputo trasmettere messaggi d’impatto, stimolando emozioni e riflessioni profonde attraverso immagini in movimento. Uno dei grandi segreti del suo successo, che hanno reso più popolare il cinema rispetto alle altre arti visive, risiede nell’abilità di creare storie, nelle quali lo spettatore riesce a identificarsi, attraverso illusioni ed effetti speciali. In questo modo, riesce a catturare l’attenzione di chi guarda, portandolo ad evadere per qualche ora dalla realtà in cui è sommerso quotidianamente. Inoltre, il cinema è in grado di fondere in un’unica opera diverse discipline, culminando in una vera e propria sintesi di arti.
L’età d’oro di Hollywood, tra gli anni ’30 e ’50, la New Hollywood degli anni ’70 con registi come Scorsese, Spielberg, Coppola, e l’esplosione dei blockbuster tra gli anni ’90 e i 2000 hanno reso il cinema una parte fondamentale della cultura moderna, dell’immaginario popolare, della vita quotidiana. Tuttavia, l’importanza di questa forma d’arte si trova in una fase di continuo decrescendo. In particolar modo, dopo la pandemia di Covid-19 (seppur, come vedremo, la crisi ha origine da molto prima di questo fenomeno) le sale cinematografiche si sono svuotate in massa, ricorrendo in molti casi alla chiusura. Se applichiamo questa crisi al contesto che viviamo quotidianamente, possiamo notare come Napoli si stia svuotando sempre di più di sale cinematografiche, come le persone siano meno incentivate ad andare al cinema, sia per un disinteresse di massa, che per l’elevato costo del biglietto. Ma quali sono le cause reali di questa crisi così profonda?
Alcuni analisti sottolineano che la crisi delle sale è anche il risultato di problemi interni all'industria, come il dominio delle major (Disney, Warner Bros, Universal per citarne alcune) che hanno ridotto lo spazio per le produzioni indipendenti e di nicchia. Molti registi e sceneggiatori, vedendo che il cinema offriva sempre meno opportunità per storie originali, hanno trovato nella televisione un terreno più fertile per esprimersi. Registi come David Fincher (Zodiac) o Martin Scorsese (The Departed) hanno faticato a trovare fondi per progetti personali e, negli anni successivi, si sono rivolti a piattaforme come Netflix, HBO.
Inoltre, i grandi colossi tali Netflix, Disney Plus, Amazon Prime, non solo hanno garantito più spazio ai registi, ma hanno rivoluzionato le abitudini di consumo del pubblico. Essi danno all’utente la possibilità di accedere ad un vasto catalogo di contenuti da casa, ad un prezzo più conveniente rispetto al singolo biglietto per accedere ad un solo film al cinema. Le piattaforme hanno portato ad una riduzione della finestra di esclusività cinematografica: se prima un film restava nelle sale per mesi prima di approdare in home video, oggi molte pellicole sono disponibili in streaming poche settimane dopo l’uscita al cinema, in alcuni casi pochi giorni dopo, o addirittura alcune piattaforme danno la possibilità di guardare nuove uscite in esclusiva prima che queste escano nelle sale.
La prima conseguenza diretta della diffusione delle piattaforme streaming è il fenomeno del binge-watching, la pratica di guardare più film o episodi di serie TV consecutivamente, senza pause. Questo fenomeno ha cambiato radicalmente le abitudini del pubblico, perché le piattaforme offrono accesso immediato ai contenuti senza dover aspettare, e poter guardare film più volte o episodi consecutivi crea un maggior coinvolgimento del pubblico che instaura una connessione con la storia e i personaggi. Come si può dedurre, quest’esperienza, incentivata a causa dell’avvento della pandemia di Covid-19, ha abituato il pubblico ad un’esperienza di intrattenimento più comoda, che viene trovata molto più attraente rispetto a quella di recarsi al cinema. Inoltre, la diffusione delle piattaforme ha portato ad una preferenza generale per le serie TV, piuttosto che per i lungometraggi.
Nonostante la comodità inconfutabile dello streaming, il cinema di sala offre un’esperienza comunque insostituibile. In primis, un film è pensato per essere visto su un grande schermo, con una qualità visiva e sonora non replicabile da casa; bisogna tener conto anche del maggior coinvolgimento emotivo verso la trama e i personaggi che porta l’esperienza in sala, grazie all’assenza di distrazioni e all’immersione totale nella storia. Inoltre, la condivisione con più persone, un pubblico vasto, amplifica le reazioni alla trama. Il cinema, come si è detto, è una forma d’arte che va oltre il mero intrattenimento e sostenere le sale cinematografiche aiuta la sopravvivenza di un settore che racconta storie importanti da anni.
Ma come si può far tornare di moda l’esperienza cinematografica? Per far rinunciare il pubblico alla comodità di guardare un film a casa, bisogna dare all’esperienza nelle sale un valore aggiunto rispetto allo streaming. Si potrebbero incentivare esperienze immersive nei cinema, proponendo maratone per franchise famosi o eventi a tema; si dovrebbero diversificare i contenuti, dando più spazio ai film indipendenti e non solo ai blockbuster e proponendo rassegne dedite a generi specifici, cinema d’epoca o film restaurati. Infine, per soddisfare la preferenza del pubblico per le serie TV, si potrebbero creare eventi in sala come la trasmissione dei primi episodi di nuove stagioni, in esclusiva.
Sta a noi riscoprire e valorizzare questo patrimonio culturale, affinché il cinema non diventi solo un ricordo del passato, ma continui a essere un rito collettivo da vivere e condividere.
E tu, cosa ne pensi? Dicci la tua!
Concordo su tutto quello che è stato scritto e aggiungo che, a mio avviso, gioca un ruolo fondamentale il costo del biglietto, soprattutto per le famiglie. Quindi tra le potenziali soluzioni metterei anche iniziative volte al calo dei prezzi.