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La saponificazione alternativa di Leonarda Cianciulli

di Rita Iodice



È il 12 giugno 1946 e Leonarda Cianciulli, madre e sarta originaria di Montella, dimostrava davanti alla corte di giustizia di Reggio Emilia come sezionare un cadavere in soli dodici minuti con l’aiuto di una semplice sega. Un tempo da record potremmo dire, ma che è solo l’epilogo di una delle più inquietanti vicende della cronaca nera italiana. Si apriva quel giorno, infatti, uno dei primi processi italiani aventi come imputato una donna, fattasi carico di almeno tre omicidi programmati in ogni minimo dettaglio.


Ma procediamo con ordine. La donna che davanti alla corte di giustizia esegue un’autopsia in pochi minuti è Leonarda Cianciulli, nata a Montella, in Irpinia, il 14 aprile 1894, da una famiglia di modeste condizioni. Trascorre un’infanzia piuttosto infelice: la madre, vedova del primo marito, si era risposata, sotto imposizione della famiglia, con il suo stupratore dal quale aveva avuto Leonarda. Proprio a causa di ciò, Leonarda non ricevette mai amore materno ma, al contrario, solo ripudio e odio da parte di questa. Presumibilmente per questo motivo, da giovane tentò il suicidio varie volte, anche in seguito ad uno stupro da parte di quello che sarebbe poi diventato il suo futuro marito. A soli ventitré anni, si sposa infatti con Raffaele Pansardi, un matrimonio mai accettato dalla madre che, sul punto di morte, la maledice augurandole una vita infelice e colma di sofferenze. Le sue parole sembrano avverarsi quando Leonarda prova ad avere un figlio; delle sue diciotto gravidanze solo quattro vanno a buon fine donandole quattro figli di cui diviene quasi ossessionata.


Nel luglio del 1930, a causa del disastroso terremoto nella zona del Vulture, Leonarda è costretta a trasferirsi con tutta la famiglia a Correggio, un paesino in provincia di Reggio Emilia. Qui viene abbandonata dal marito, che la lascia sola e senza un soldo. Nonostante il dolore e la sua precedente vita afflitta da tormento e sofferenze, si ambienta bene nel clima di Correggio, rimboccandosi le maniche e lavorando come sarta e indovina. L’avvicinamento alla magia e alla chiromanzia è dovuto proprio dall’ossessione di perdere i suoi figli; Leonarda è infatti perseguitata da incubi in cui la terra inghiotte le bare di questi e dal terribile presagio recitato dalla madre in punto di morte. Nasce così nella sua testa l’idea di dover neutralizzare “le forze maligne” tramite rituali e sacrifici umani, l’unico modo, a suo parere, per poter tenere al sicuro i suoi preziosi pargoli. È proprio così che ha inizio la serie di terribili omicidi che terrorizzerà gli abitanti di Correggio.


La sua prima vittima fu Ermelinda Setti, un’anziana signora nubile di settantatré anni della quale era amica da diverso tempo e che, nonostante l’avanzata età, sognava ancora di trovare un uomo con cui passare gli ultimi anni della sua vita. È proprio su questo che Leonarda fa leva; convinse infatti la donna di aver trovato per lei un buon partito a Pola, indicandole anche le modalità per sparire dal paesino senza destare troppi sospetti. Ma non finisce qui, perché la nostra Leonarda pensa bene anche di aiutare la povera Ermelina, purtroppo analfabeta, a spedire delle lettere ai parenti per non farli insospettire. Dulcis in fundo, la convince anche a firmare un testamento in cui le cedeva il controllo di tutti i suoi beni. Ovviamente Ermelinda Setti non lasciò mai Correggio; venne infatti assassinata lo stesso giorno della sua presunta partenza per Pola a colpi di accetta in casa Cianciulli. Ma la parte davvero macabra deve ancora arrivare. Leonarda, infatti, decide di disfarsi del corpo dell’anziana donna in un modo assai bizzarro: ne seziona il cadavere e in seguito ne realizza sapone che vende a molte delle sue clienti. È proprio questo metodo di disfarsi dei corpi che le varrà il soprannome di “saponificatrice”, affidatogli in seguito alla sua condanna. Come se non bastasse, col sangue coagulato della donna preparò degli “ottimi” biscotti da portare a vicini e amiche (della serie “non si butta nulla”).


Seguì lo stesso modus operandi anche per la sua seconda vittima, Francesca Soavi, anch’ella amica della Cianciulli, nubile e in cerca di una nuova vita lontano da Correggio. Leonarda le disse di averle trovato un lavoro a Piacenza, organizzando, anche per lei, la partenza, con tanto di lettere di rassicurazione ai parenti. Ovviamente anche Francesca non arrivò mai a destinazione, ma finì anche lei per diventare sapone.


L’ultima delle vittime fu un’ex cantante lirica, Virginia Cacioppo, purtroppo finita in miseria con l’avvento della guerra. Anche stavolta Leonarda c’aveva visto giusto: aveva trovato una donna disperata, sola e in cerca di una nuova vita. Il modus operandi fu lo stesso adottato per le altre due: le promise un nuovo impiego lontano da Correggio, supplicandola di non farne però parola con nessuno. Ma stavolta qualcosa non andò come aveva previsto. Virginia, infatti, si confidò in segreto con la cognata la quale, vedendola entrare nella casa della Cianciulli senza però mai uscirne, allarmò il questore di Reggio Emilia, il quale seguendo le varie piste delle misteriose sparizioni fu portato proprio da Leonarda.


La Cianciulli fu condotta davanti alla corte di giustizia il 12 giugno del 1946; confessò ogni suo crimine senza opporre resistenza, sostenendo di averlo fatto per salvare i figli dalle forze demoniache. Per far cadere, poi, ogni sospetto sui figli riguardo il loro coinvolgimento negli omicidi, Leonarda dimostrò davanti alla corte di riuscire a sezionare e fare a pezzi un cadavere da sola. Venne, ovviamente, ritenuta incapace di intendere e di volere e condannata a scontare trent’anni nel manicomio criminale di Pozzuoli, dove poi morì nel 1970. Durante gli anni del ricovero continuò a non mostrarsi mai pentita delle sue scelte, affermando di averlo fatto per salvare i suoi unici quattro figli. Nonostante il caso sia accaduto nel periodo della seconda guerra mondiale, rimane senza dubbio uno dei più angoscianti e macabri ma allo stesso tempo interessanti del panorama criminologico italiano.


E voi cosa ne pensate a proposito? Credete che sia stata opera di una spietata mente criminale o solo di una donna malata a causa di un passato tormentato? Non esitate a scrivercelo nei commenti sulle nostre pagine social.

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