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La musica e i giovani: il genere della lirica si sta perdendo. Intervista a Maria Dragoni



Da sempre per tutti la musica è un rifugio consolatorio dalla realtà. Ma per i giovani la cosa è ancora più forte: essi sono “consumatori” di musica, la utilizzano per fare chiarezza dei loro sentimenti, affidando a lei i turbamenti di una realtà che corre più veloce degli stati d’animo, che sono tutti consolabili attraverso le note delle canzoni. La musica, quindi, diventa punto di riferimento, capace di fare da specchio con il proprio Io interiore, amplificandone o attivando la catarsi all’interno di ognuno di loro. Dunque, la musica si fa portatrice ed evocatrice di emozioni, di sogni, di fantasia.


È attraverso il mondo di YouTube, dei concerti, dei CD e delle piattaforme streaming che i giovani si mettono in contatto con la loro musica preferita. Con i propri brani preferiti, i giovani imparano (in teoria) ad ascoltare ed essere ascoltati.


Il genere più ascoltato dai giovani è l’hiphop e la trap, quest’ultimo un genere nuovissimo, ricco di suoni elettronici, discendente del pop. Seguono il pop e il rock è solo alla fine il cantautorato.

E la lirica? La lirica non è nemmeno nominata dalle statistiche.

Perché?

È un genere in dissolvenza, che pare più comune fra gli adulti che tra i giovani. Eppure, non tutto appare perduto per questo genere.


Ce ne parla una grandissima esponente della lirica, il soprano Maria Dragoni, alla quale abbiamo posto delle domande riguardanti il rapporto con la lirica per i giovani e cosa si potrebbe fare per incentivarli ad ascoltarla di più.


1) Qual è il suo nome e il suo genere canoro?

Mi chiamo Maria Bianca Anna, in arte Maria Dragoni. Sono una lirica e unico soprano drammatico d’agilità italiano, qualità che nell’800 era definita una bravura. In epoca moderna, fu riesumato da Maria Callas. In sostanza è una vocalità che racchiude due voci contemporaneamente, una di soprano drammatico e l’altra di lirico leggero.


2) Come si è avvicinata a questo genere?

Mi sono avvicinata alla lirica quando sono andata a fare dei ritratti (siccome io nasco come pittrice per aver frequentato le belle arti) ai bambini di un musicista, che mi ha chiesto di cantare, a 16 anni. A 18 anni, invece, ho vinto il concorso come corista indetto dalla Rai. Devo molto anche a mia madre. Il musicista, comunque, mi ha accompagnato al conservatorio, il suo nome era Domenico Magliocchetti. Inoltre, a 22 anni ho vinto il concorso Bellini, con il premio Maria Callas. Poi ho vinto il concorso Maria Callas indetto dalla Rai, battendo 184 concorrenti e sono arrivata prima.


3) Quando ha capito che era la sua strada?

L’ho capito subito. A 25 anni sono stata chiamata da tutto il mondo musicale. A 27 anni ho debuttato alla scala, questo me l’ha fatto capire.


4) Cosa ci può dire del fatto che sia diventato Patrimonio UNESCO?

Penso se lo meritasse da tempo. La lirica fa bene alla salute, infonde tanti valori che si stanno oggi perdendo. Meriterebbe più importanza, essa da sopraelevazione alla realtà umana. Il mio canto è ispirato alla bellissima isola di Procida, nella quale sono nata e, aggiungo, è di particolare ispirazione soprattutto quando si svolge in essa la processione del Venerdì Santo.


5) Dove si svolge la sua attività da cantante lirica?

Ora sono in pensione, ma si è svolta alla Scala, al San Carlo, all’Arena di Verona, Royal Halbert Hall ecc. In tutto, in 122 città del mondo, nei loro più famosi teatri, dove ho portato un gran repertorio con vocalità su indicazione della Callas.


6) Trova che i giovani stiano perdendo il contatto con la lirica?

Non tutti, ma è anche vero che la società non aiuta ad entrarci in contatto. I giovani potrebbero essere aiutati ad avvicinarvisi.


7) Cosa è cambiato secondo lei nel tempo per far sì che si perdesse il contatto con la lirica tra i giovani?

È cambiato molto. Si è entrati in un’era di volgarità, c’è una cultura trash. Ci si è allontanati dalla poesia, dal bello delle cose, dal sogno.


8) Cosa ne pensa di alcuni cantanti lirici che rivisitano questo genere fondendolo con il pop? Come Andrea Bocelli e Ariana Grande e il Volo.

Bocelli, mio grande amico, e Pavarotti sono gli unici a farlo con buone competenze. Sono a favore della leggera. Non si può mischiare il pop con la lirica senza le opportune competenze e il talento. Il Volo sono bravissimi nel molto genere.


9) Trova che queste fusioni aiutino a diffondere il genere lirico o sono un’arma a doppio taglio?

Secondo me aiutano nella diffusione. Fanno bene al genere lirico. La lirica deve essere vicina alla gente.


10) Cosa si potrebbe fare per diffondere di nuovo la lirica tra i giovani, secondo lei?

Penso che la Walt Disney potrebbe far uscire, nel periodo di Natale, delle opere, perché queste ultime appassionano e accattivano anche i bambini. Si potrebbero anche fare fiction sulla Callas, nelle quali non dovrebbe figurare come personaggio passivo e tetro ma come dinamico e positivo. Bisognerebbe farlo per rendere la lirica un genere più vicino.


Dunque, la lirica diventa genere a favore dei giovani grazie a meravigliose cantanti come il soprano Maria Dragoni. La lirica deve avvicinare e non essere dimenticata, poiché dimenticare un genere dalla folta storia varrebbe a dire che perdere l’identità, una parte del Sé.

Dimenticare una forma d’arte è una sconfitta.

Che la lirica, e l’arte più in generale, possano essere longevi e possano sempre accattivare l’umanità.


E tu, cosa ne pensi? Dicci la tua!

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