“La Metamorfosi” di Franz Kafka: la fuga da sé stesso e dagli altri
- Il Napoletano Espanso
- 16 mar 2022
- Tempo di lettura: 2 min
di Alessandro Terracciano

Al Teatro Mercadante di Napoli dal 2 al 13 marzo 2022 “La Metamorfosi” di Franz Kafka, un grande e tanto atteso spettacolo teatrale, talmente potente da catapultarci nell’universo kafkiano, facendoci addentrare nelle dure realtà della crisi psicologica e dell’emarginazione da tutto e da tutti, nelle quali ognuno di noi può facilmente immedesimarsi.
Questa rappresentazione, firmata dal regista Barberio Corsetti, è stata concepita già durante i tempi bui e cupi del lockdown del 2020, che ci ha visti costretti all'auto-isolamento a causa del rischio del contagio da COVID-19, alla reclusione nelle proprie case e alla perdita dei contatti umani instaurati con il resto della società. Un’esperienza che ha modo di vivere anche il protagonista del racconto Gregor Samsa, sapientemente interpretato da Michelangelo Dalisi, un uomo la cui vita è scandita da un lavoro massacrante e da una routine dai ritmi snervanti.
La storia comincia con una fredda mattina invernale, quando Gregor si sveglia dalle coperte del suo letto, accorgendosi con grande stupore misto a spavento di essere diventato, quasi come se fosse effetto di una magia nera, una creatura orribile, informe e ripugnante, molto simile ad un grande scarafaggio. A ciò segue in un primo momento la vergogna per sé stesso, il ribrezzo per la trasformazione che lo ha travolto; in un secondo momento iniziano l’allontanamento e il rifiuto perfino da parte della famiglia di Gregor, ovvero dal padre (Roberto Rustioni), dalla madre (Gea Martire), dalla sorella Rita (Anna Chiara Colombo) e da Giovanni Prosperi, Francesca Astrei e Dario Caccuri.
Ecco che dunque Gregor avverte la necessità di rinchiudersi nelle quattro mura della propria stanza - “nel bozzolo protettivo del proprio letto” commenta Corsetti - per sfuggire ai giudizi, ai pregiudizi e alle regole di una società nella quale egli ormai non si riconosce più. Ma rinunciare ai contatti umani significa, di conseguenza, rinunciare alla più autentica identità di ogni essere umano, che fonda la propria esistenza sulla convivenza e sui rapporti con gli altri: dunque a Gregor non resta altro che farla finita e tirare l’ultimo respiro sul palco.
Il riadattamento dell’opera coadiuvato da Corsetti risulta essere molto fedele al testo classico originale da cui prende le mosse, interpretando quasi “alla lettera” il dolore nel quale Gregor scivola inesorabilmente e progressivamente durante tutta la messa in scena. Gli attori si muovono e recitano esprimendosi in terza persona e aggiungendo una punta di ironia e di leggerezza a tematiche molto forti. Degna di nota anche la scenografia, a cura di Massimo Troncanetti, che restituisce incredibilmente la vera originalità che sta alla base del romanzo di Kafka, differenziando recisamente le due realtà con le quali Gregor si trova a dover fare i conti: il mondo esteriore ed il mondo interiore.
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