La fede: un credo o un ripiego?
- Il Napoletano Espanso
- 25 mar 2024
- Tempo di lettura: 3 min

Il sole scotta rovente sulle pietre del piccolo paesino di Pratola Peligna, in Abruzzo, accompagnato da un ispido fresco che bisbiglia silenziosamente gli ultimi ricordi dell’inverno ormai quasi concluso.
È domenica 10 marzo, il mese che conduce alla tanto agognata primavera, le strade brulicano di automobili, governate dal solito traffico mattutino. Tutto tace e la giornata scorre tranquilla, il sole tramonta e la sera non tarda ad arrivare. Don Daniel Arturo Cardenas, un 50enne di origine colombiana da poco diventato parroco della chiesa di Rivisondoli, e la sua auto si scontrano contro un guardrail lungo la statale 17.
Lo schianto, avvenuto durante il ritorno da una cena con un collega, ha provocato solo lievi ferite al parroco, mentre la sua Toyota non è sopravvissuta all’incidente ed è stata completamente distrutta. L’incidente, però, ha assunto una strana piega nel momento in cui, durante le analisi del sangue di prassi, il parroco è risultato positivo al test per l’assunzione di sostanze stupefacenti. In particolare, sono emerse grandi quantità di cocaina nel corpo del 50enne.
L’episodio ha scatenato caos all’interno della Curia e soprattutto suscitato imbarazzo da parte del Vescovo di Sulmona-Valva. La comunità è stata notevolmente scossa dalla vicenda, che ha portato al sollevarsi di innumerevoli interrogativi. Molti hanno assecondato la versione del sacerdote, il quale ha dichiarato di non aver mai assunto sostanze stupefacenti
In sua difesa è intervenuto l’avvocato Gerardo Marrocco, che ha chiesto le controanalisi, sostenendo anch’egli che il curato non abbia mai assunto volontariamente sostanze bensì che possa averla inalata per sbaglio. «Rispettiamo il provvedimento cautelare del Vescovo- commenta l’avvocato Gerardo Marrocco- Padre Daniel sceglierà una casa religiosa, qui in Italia, dove trasferirsi. Sei mesi serviranno a ristabilire la calma. Noi seguiremo con attenzione i due procedimenti, sia quello penale che quello canonico, per far
valere i diritti di Padre Daniel».
La versione, invece, non è stata presa a cuore da altri che hanno confutato i valori portati avanti dalla Diocesi. Le ripercussioni sul curato verranno valutate dal collegio dei Consultori, convocato da Monsignor Michele Fusco, Vescovo della Diocesi di Sulmona. Ad oggi, l’insolito episodio spinge a una spontanea riflessione sulla chiesa di oggi. “La religione avvicina alla chiesa, l'ipocrisia la riempie.” disse Mirko Badiale. Al giorno d’oggi, i valori della chiesa sono incisi su muri nascosti, bisbigliati nei silenzi scarlatti, scritti su vecchi libri impolverati.
Potremmo quasi definirla come una casa svuotata dei suoi mobili, delle sue pertinenze, abbandonata dai suoi proprietari e sepolta solo nei ricordi di chi ha passato interi pomeriggi estivi o inverni freddi sotto le coperte in quella casa. Oggi, così come ieri, la chiesa è investita dalla corruzione, accecata dalla bramosia di potere che ogni uomo possiede.
L’episodio della scorsa domenica, seppur non accertato del tutto e sebbene le indagini siano ancora in corso, è solo uno dei tanti che si potrebbero citare. Tutti questi episodi, convogliati agli occhi di ingenui spettatori, sono la testimonianza più vera che la deviazione umana abbia invaso i confini del libero arbitrio e oltrepassato i limiti della cupidigia imposti primordialmente.
Possiamo solo sperare che il percorso della chiesa si evolva al meglio e ritorni a consolidare quei valori sospinti dalla fede. Ogni fede, ogni culto merita di essere trattato con rispetto e tutti gli adepti di quelle stesse religioni meritano di poterle professare senza macchie scarlatte che macchino l’immagine del proprio credo. Ogni ansito tremante, ogni affanno sussurrato, ogni sorriso goliardico e ogni azione benevola meritano di avere una tela bianca da dipingere, da riempire di storie. La prima storia è quella del rispetto verso le istituzioni, siano esse laiche o religiose.
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