L'arte di guardare l'arte: la provocazione artistica nel tempo
- Miriana Costagliola
- 21 feb 2024
- Tempo di lettura: 2 min

È ormai noto il detto che “L'arte deve disturbare”. Ma cosa significa veramente questa frase?
Ci pensarono, seppur ognuno a modo proprio, diversi pittori, tra cui: Caravaggio, Goya, Gericault, Courbet, Manet, Van Gogh, Toulouse Lautrec, i Fauves, Munch, Picasso e, soprattutto, Duchamp e Manzoni.
Se Caravaggio lo aveva fatto , volontariamente o meno, con la sua composizione del quadro “Le sette opere di misericordia”, oggi presenti a Pio Monte della Misericordia a Napoli, in cui l’artista dipinge presenta uno schema in cui i personaggi confondono l’osservatore e poco descrivono con chiarezza e impatto le sette opere, tanto che la curia decise di affidare la commissione di opere simili ad altri artisti; anche Goya, diversi secoli più avanti, aveva disturbato con il suo “Saturno che mangia uno dei suoi figli”, ricordando al mondo che la forte oppressione messa in atto da Ferdinando VII. Gericault, invece, provoca scalpore occupandosi di un tema scottante per l’epoca: la malattia mentale, attraverso una serie di “Alienati con monomania” di cui però oggi abbiamo solo cinque sui dieci quadri realizzati.
Courbet e Manet, seppure uno esponente del Realismo e l’altro dell’Impressionismo, smuovono la mente di chi guarda per lo stesso motivo: le fanciulle delle loro opere sono ragazze del tempo e non donne mitologiche o storiche. Van Gogh, celebre pittore della storia dell’arte occidentale, è diventato famoso per la sua pittura dal tratto “violento”.
Toulouse Lautrec disturba l’animo della critica benpensante perché amante nel dipingere bordelli e prostitute. I Fauves, invece, disturbarono la critica per la tecnica da loro utilizzata: secondo loro il colore doveva prevalere su tutto e ciò che si dipingeva doveva essere discostato dal suo colore reale. Munch, aveva invece l’abitudine di rappresentare quadri in cui la morte e la sua imminenza erano le protagoniste. Picasso, disturbò per aver rivoluzionato il modo di dipingere fino ad allora conosciuto. Infine, Duchamp e Manzoni si posizionano sul podio di questa “classifica” in quanto hanno fatto parlare di sé attraverso opere dalla non facile e immediata interpretazione, proprio perché rispettose dell'arte concettuale di cui loro ne erano i massimi esponenti.
E, da questi esempi, si può quindi dedurre che l’espressione “l’arte deve disturbare” è intesa anche in senso provocatorio. Ci siamo mai chiesti, mentre stiamo guardando un’opera d’arte, in che modo la stiamo guardando?
La si può osservare passivamente, restando a cogliere soltanto ciò che l’occhio vede e soffermandosi sul gusto personale. La si può osservare anche attivamente, ponendosi domande e curiosità, informandosi sull’artista, sulla realizzazione, sul periodo storico/artistico in cui è vissuto.
È pur vero, tuttavia, che “l’arte di guardare l’arte” si apprende crescendo, fondendo le proprie esperienze di vita con ciò che un’opera trasmette.
Per concludere, l’arte, affinché si possa definire tale, deve smuovere le coscienze, aiutare nella formazione delle personalità, creare gli individui.
E tu, cosa ne pensi? Dicci la tua!
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