Ischia dopo la frana: tra abusivismo e dolore
- Il Napoletano Espanso
- 17 gen 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 24 set 2024
di Francesca Cefarelli

Sono da brivido i titoli delle testate giornalistiche sulla difficile situazione che l'isola di Ischia sta vivendo da sabato 26 novembre. A distanza quasi un mese, c'è ancora tanto sconcerto, tanta sofferenza per chi ha perso i propri cari e per chi si è ritrovato senza niente, da un giorno all'altro. E tanta rabbia, per una situazione che poteva essere prevista ed evitata.
Ma c'è anche una macchina dei soccorsi che è partita subito e da quel momento non si è mai fermata. Si contano 200 agenti delle forze dell’ordine e oltre 300 gli studenti che si sono precipitati a Casamicciola per aiutare i soccorritori: sono gli “angeli del fango”. Dopo l’appello sui social “Chi se la sente di spalare” e la risposta “Tutti” arriva ad Ischia la generazione Z, pronta a rimboccarsi le maniche.
Tutto ha inizio il 26 novembre; dal monte Epomeo si stacca una frana che arriva fino al mare; una colata di fango e terra paragonabile a un treno ad alta velocità, quasi 120 km/h. Una pioggia così abbondante che ha trascinato con se un fiume di detriti che ha travolto tutto ciò che ha incontrato durante la rapida discesa. Pur essendo stata la prima località d’Italia regolata nel 1942 da un piano paesaggistico, urbanisticamente l’isola campana è un disastro dovuto al susseguirsi di eventi naturali come il terremoto del 2017.
La procura di Napoli ha aperto un’inchiesta per disastro colposo; sarà accertato anche se le abitazioni travolte dal fiume di fango a Casamicciola fossero abusive o soggette a provvedimenti di demolizione. I cittadini ischitani si appellano alle 27 mila istanze di condono presentate negli ultimi 30 anni. Tuttavia in questi giorni non si fa altro che parlare di Ischia come “capitale dell’abuso”. Il fatto che di fronte a dodici vittime tra i quali quattro minori si parli di abusi edilizi fa riflettere: questi sono giorni di dolore ma non si fa altro che pensare contro chi puntare il dito.
E mentre i cittadini urlano ai giornali: “Basta sciacallaggio, la frana non è colpa dell’abusivismo”, circolano sul web immagini terrificanti di case spazzate via e di famiglie sfollate. Soccorsi difficili a causa dello scollegamento con la terraferma ma sono tanti i giovani ragazzi che dopo l’appello sui social di un imprenditore ischitano hanno deciso di scendere in strada. Afferma l’imprenditore Ettore Coda: “Questi ragazzi sono encomiabili e lavorano sodo.” E i giovani rispondono: “È un obbligo per noi essere qui, per quello che abbiamo visto in televisione e sui social. Non ci sentiamo angeli, ci sentiamo cittadini, umani, soprattutto.” Senza selfie, smartphone o social, questi giovani si danno da fare per assicurare all’isola un futuro difeso con pale e picconi.
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