Gli insulti discriminatori a Maignan e il legame tra calcio e razzismo
- Il Napoletano Espanso
- 30 gen 2024
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Ci sono eventi che col calcio e con una società civile non c’entrano nulla o, almeno, non dovrebbero. Nonostante una globalizzazione che mette al centro, fortunatamente, l’incontro tra culture anche molto distanti valorizzando la bellezza della diversità e l’importanza dell’inclusione, siamo ancora costretti ad interfacciarci con un tema che rappresenta una vera e propria piaga sociale, da condannare ed estirpare con tutte le energie e gli strumenti a disposizione. E’ il minuto 25 di Udinese - Milan, partita valida per la ventunesima giornata del campionato di Serie A, quando il portiere della formazione rossonera, Mike Maignan, si allontana per la prima volta dalla sua porta per raggiungere l’arbitro Fabio Maresca e segnalare l’arrivo di cori e insulti razzisti da parte di alcuni sostenitori dell’Udinese e il direttore di gara, una volta riferito tutto al quarto uomo, favorisce l’annuncio dello speaker per porre un freno a queste vergognose offese. Purtroppo gli effetti non sono quelli sperati tanto che, appena 7 minuti dopo e in seguito alla presa di coscienza del fatto che quell’avviso non fosse servito a nulla, l’estremo difensore del Milan decide di abbandonare il terreno di gioco e dirigersi presso il tunnel che porta agli spogliatoi, accompagnato da tutti i compagni di squadra, gesto forte ma necessario in seguito alle reiterate offese provenienti dalla curva dei tifosi dell’Udinese, ammesso che sia giusto considerare tifosi gli autori di queste orrende manifestazioni d’odio. Risulta difficile, infatti, parlare di tifosi dal momento che al tifo, in linea di principio, dovrebbero corrispondere valori ben più nobili, che possono contemplare anche lo sfottò nei confronti dei propri rivali, a patto che questo rientri sempre nei princìpi del buonsenso e del rispetto e non sfoci in determinate situazioni che, ciclicamente, si palesano, come se si trattasse di qualcosa a cui dovremmo abituarci. Inoltre lo stupore deriva anche dal fatto che l’Udinese sia tra i club più multietnici d’Europa, come giustamente sottolineato dal direttore sportivo Federico Balzaretti. La partita è poi ricominciata con il ritorno in campo del Milan tra i fischi di buona parte dello stadio, come a voler rivendicare la legittimità di quelle deprecabili offese. Sono state numerose e importanti a livello formale le dimostrazioni di solidarietà nei confronti di Maignan, a partire dall’abbraccio di alcuni calciatori avversari, vittime indirette di quegli insulti dovuti esclusivamente al colore della pelle, fatto di cui sembra semplicemente folle parlare nel 2024. Le parole sono però importanti, e non a caso nel post partita è stato lo stesso Maignan a presentarsi ai microfoni per denunciare pubblicamente quanto subìto e anche per evidenziare come non fosse stato oggetto da un intero settore ma da un numero ristretto di spettatori. Maignan ha voluto tracciare una strada decisamente condivisibile, chiedendo sanzioni dure per coloro i quali, nell’anonimato di una tribuna, si sono resi autori di questa infamia. Sono tanti i precedenti di situazioni di questo tipo e la sensazione è che non sempre ci siano state reali condanne, a livello istituzionale ma soprattutto a livello pratico. Il fatto più eclatante riguarda un Sampdoria - Napoli del 13 maggio 2018 quando praticamente tutta la curva dei tifosi di casa prese di mira l’ex difensore del Napoli Kalidou Koulibaly con beceri ululati che costrinsero l’arbitro Gavillucci a sospendere la partita per una decina di minuti abbondante e l’unica conseguenza tangibile fu il licenziamento dell’arbitro per “motivate ragioni tecniche” mai realmente chiarite ma che suscitarono abbastanza clamore a livello mediatico e che probabilmente si spiegano proprio con quella scelta così umana ma non supportata da un codice che normasse scenari simili. Soltanto nel 2019 la Fifa ha infatti stilato un protocollo diviso in tre fasi che, in base alla durata della sospensione e al ripetersi di determinati insulti, vanno dall’interruzione rapida a quella definitiva con sconfitta a tavolino per la società sostenuta da chi si rende protagonista di gesti razzisti. Il Presidente della Fifa Infantino ha dichiarato, dopo l’episodio di Udine, l’intenzione di inasprire le pene nei confronti dei club prevedendo direttamente sconfitte a tavolino, penalizzazioni o chiusure degli stadi senza passare da fasi intermedie, probabilmente il rischio sarebbe quello di generare inutile caos per persone sì rumorose ma che rappresentano comunque la minoranza con ripercussioni anche su chi si è dissociato e ha cercato di collaborare, dal club ai suoi stessi tifosi. Risulta decisamente più condivisibile il ragionamento relativo alle responsabilità delle singole persone, con conseguenze da applicare anche sul piano penale. L’esclusione permanente dagli stadi può e deve essere solo il primo passo. Siccome viviamo in un’epoca in cui la tecnologia permette di monitorare praticamente qualsiasi cosa, bisogna fare in modo che questi individui vengano identificati e puniti. Quello che ha visto coinvolto Maignan non è stato il primo e prevedibilmente non sarà l’ultimo episodio di razzismo negli stadi italiani ma non solo, e allora bisogna passare ai fatti, le parole giuste ma forse anche un po’ ipocrite da parte dei vertici calcistici non bastano, serve passare in maniera netta a sanzioni che siano realmente giuste per far sì che il sistema non sia complice.
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