Fabio Fognini: il genio ribelle
- Alessandro Di Giovanni
- 14 lug
- Tempo di lettura: 4 min

Lo scorso 9 luglio Fabio Fognini ha annunciato in una conferenza stampa a Wimbledon il suo ritiro dal Tennis professionistico. “Il modo migliore di dire addio” afferma il tennista dopo aver incantato gli appassionati e tifosi di questo sport al primo turno dello Slam londinese contro il numero 2 al mondo Carlos Alcaraz, in un match che ha toccato le 4 ore e mezza deciso al quinto set, trovando però la sconfitta. “Vale come una vittoria” dice Fognini, che, per l’ultima volta, ci ha regalato una partita degna di un tennista così talentuoso. “Potrebbe giocare fino a 50 anni” afferma scherzosamente Alcaraz sul campo durante la partita.
Fognini a suo dire ha vissuto nell’era migliore di questo sport, giocando nel periodo in cui i Fab 4, Andy Murray, Novak Djokovic, Rafael Nadal e Roger Federer, militavano e dominavano il circuito ATP, dividendosi i primi posti di quasi tutti i tornei. Inoltre l’atleta sanremese ha vissuto il picco della sua carriera prima che si affermassero nei grandi tornei del Tour giocatori come Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti e lo stesso Jannik Sinner, di fatto anticipando e aprendo la strada alla Golden Age del tennis italiano che stiamo vivendo.
Spesso definito come “genio ribelle” dai media, Fognini si è distinto non solo per il suo talento, espresso soprattutto con il suo rovescio a due mani, che lo ha reso uno dei giocatori più importanti del circuito e il più importante a rappresentare l’Italia, ma anche per la sua schiettezza e genuinità. Il tennista è stato infatti protagonista di divertenti siparietti diventati iconici nel tempo, tra cui la celeberrima polemica contro l’arbitro Pascal Maria proprio a Wimbledon, dopo che gli ha chiamato una palla fuori dopo che aveva toccato la riga: “Ma ha preso il gesso, Pascal!”.
Fognini si è trovato a portare le spalle tutto il movimento del tennis italiano quando erano veramente pochi gli atleti realmente affermati a livello internazionale. In Coppa Davis infatti, la massima competizione mondiale a squadre di tennis maschile, è stato fondamentale il suo contributo per raggiungere obiettivi allora inimmaginabili, secondi solo alle vittorie degli scorsi 2 anni, che purtroppo ci fanno sottovalutare quanto a quel tempo i tennisti italiani avessero pochissima importanza a livello internazionale. Proprio qui l’atleta ha conseguito alcune delle vittorie più importanti della sua carriera. Nel 2022, in doppio con Simone Bolelli, ha vinto a Malaga contro gli americani Tommy Paul e Jack Sock, quando il secondo, nella precedente Laver Cup, aveva eliminato Nadal e un Federer pronto al ritiro in coppia con Francis Tiafoe e Andy Murray e Matteo Berrettini in coppia con Fèlix Auger-Aliassime, qualificando l’Italia per le semifinali. La vittoria più importante però la ebbe nel 2014 a Napoli contro Andy Murray, allora numero 6 al mondo. Addirittura quella era la prima sconfitta di Murray da 20 partite! Allora l’Italia si qualificò per le semifinali, incontrando la Svizzera, che vincerà il torneo grazie ai fuoriclasse Roger Federer e Stan Wawrinka. Nonostante il suo enorme contributo per la Coppa, non verrà convocato per le edizioni, vittoriose per l’Italia, del 2023 e 2024.
In carriera Fognini ha vinto 9 titoli ATP in singolare e 8 in doppio. Tra i diversi titoli 250 e 500, spicca uno Slam, gli Australian Open del 2015, vinti in doppio con Simone Bolelli. In singolare invece, i migliori risultati nel Major sono arrivati ai quarti di finale del Roland Garros nel 2011.
La maggior parte delle sue migliori partite le ha giocate sulla Terra Rossa, di sicuro la sua superficie preferita, tanto che dei 9 titoli vinti in singolare, solo uno è stato vinto su una superficie diversa dalla terra rossa. Proprio nel picco della sua carriera, ha vinto il Masters 1000 di Monte Carlo nel 2019 in singolare, battendo diversi record. Innanzitutto è stato il secondo italiano di sempre a vincere un 1000, la seconda tipologia di torneo più prestigiosa del circuito ATP dopo gli Slam. Ma la vera soddisfazione arriva in semifinale, dopo aver già sconfitto un Alexander Zverev nel pieno delle sue capacità, quando affronta il leggendario Rafael Nadal e lo batte in due set (6-4 6-2). Battere una leggenda di quel calibro sulla sua superficie preferita su cui avrebbe vinto, a fine carriera, 14 Roland Garros, sarebbe stato incredibile per chiunque, figurarsi un italiano.
Ma non era la prima volta che Fognini batteva Nadal, proprio nel 2015 infatti, a US Open, il sanremese rimonta Nadal al terzo turno e vince in 5 set (3-6 4-6 6-4 6-3 6-4) conquistando gli ottavi, era la prima partita di oltre 150 in cui Nadal ha perso mentre era 2 set di vantaggio a 0.
A culminare questa carriera, il 15 luglio del 2019, Fognini raggiunge il suo best ranking, il nono posto della classifica ATP. Il terzo italiano a riuscirci dopo Adriano Panatta e Corrado Barazzutti, di sei se si considerano Matteo Berrettini, Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. Il risultato diventa ancora più ammirevole se si considera che in top 3 vi erano i leggendari Djokovic, Nadal e Federer, inoltre in top 10 vi erano altri fortissimi tennisti come Dominic Thiem, Stefanos Tsitsipas e Alexander Zverev. La classifica addirittura era chiusa da Daniil Medvedev, che in 2 anni avrebbe vinto il suo primo Slam negli USA. Fognini poi resterà per 220 settimane in top 20.
Fognini ha avuto davvero una carriera senza rimpianti, sebbene molti gli rimproverano di non aver sistemato alcuni colpi, sebbene si creda che il suo carattere estroverso l’abbia reso discontinu, rappresenta e rappresenterà per sempre un paese che ora ha trovato i suoi campioni che prima facevano fatica ad emergere. Un tennista, ed un uomo, fuori dalle righe, che ha giocato con sportività fino alla fine.
E tu, cosa ne pensi? Dicci la tua!
Yorumlar