Il trionfo dell'Italia in Coppa Davis ed il rinascimento del tennis italiano
- Il Napoletano Espanso
- 22 dic 2023
- Tempo di lettura: 5 min

Ci sono momenti all’interno di ogni stagione sportiva in grado di regalare sensazioni ed emozioni di cui difficilmente qualsiasi appassionato potrà offuscare il ricordo. Che siano esaltanti gioie o fragorosi insuccessi, uno dei principali punti di forza degli sport, da quelli più popolari come il calcio a quelli meno seguiti, si palesa nella capacità, forse anche sottovalutata, di smuovere l’emotività dei propri seguaci oltre che nell’infinità di modi con cui lo spettatore può accingersi a vivere una determinata competizione.
Concentrando la nostra attenzione in particolare sui protagonisti del nostro Paese, sono numerose le istantanee che resteranno scolpite nella mente e nel cuore di tanti italiani, dal secondo titolo mondiale consecutivo conquistato da un dominante Pecco Bagnaia in sella ad una Ducati semplicemente imbattibile alle sconfitte nelle finali di Champions, Europa e Conference League per Inter, Roma e Fiorentina passando per la medaglia d’argento ottenuta nell’europeo maschile di pallavolo.
Se il 2022 è stato soprattutto l’anno del grande flop della nazionale italiana di calcio maschile, eliminata prematuramente dal mondiale al quale non ha partecipato per la seconda volta di fila, proprio come avvenuto 4 anni prima, questo che si sta concludendo ci ha portato un risultato epico, arrivato 47 anni dopo la prima e, fino a quest’anno,ultima volta: la vittoria della Coppa Davis. La vittoria della Coppa Davis da parte della nostra nazionale rappresenta una pietra miliare non solo del tennis ma del nostro sport nel mondo e questo non è dovuto soltanto al fatto che si stia parlando della più prestigiosa competizione a squadre del tennis maschile ma anche alla consistente quantità di polemiche e incidenti di percorso che hanno accompagnato il lungo cammino di avvicinamento degli Azzurri al torneo.
La nostra nazionale ha vinto un torneo che, dal 2019, ha subìto uno stravolgimento del proprio format, reso sicuramente più snello dalle modifiche apportate dalla ITF (Federazione Internazionale Tennis), ma non per questo è meno affascinante e non può rendere meno nobile il successo della nostra compagine, il secondo in 123 anni di storia visto che la prima edizione della Davis si giocò nel lontanissimo 1900. Lo ha fatto indubbiamente grazie al talento smisurato e l'impressionante solidità del suo giocatore di riferimento, Jannik Sinner, ma lo ha fatto anche passando per un’enorme quantità di imprevisti. Si dice giustamente che, di solito, dietro ogni successo si nasconde il giusto pizzico di fortuna che può dare il giusto slancio verso il risultato finale eppure non sembra che la dea bendata sia stata così tanto benevola nei nostri confronti, eccezion fatta per la Wild Card che ci ha consentito insieme alla Spagna e alle due finaliste dello scorso anno, ossia Australia e Canada, di accedere direttamente alla fase finale, tenutasi in due finestre temporali tra settembre e novembre, senza passare da quella di qualificazione, liquidata nel mese di marzo.
Sorteggiato nel girone A con Canada, Cile e Svezia, il gruppo guidato da Filippo Volandri si è ritrovato in un girone decisamente ostico, con i canadesi che ci avevano eliminati in semifinale lo scorso anno e Cile e Svezia, due organici inferiori sulla carta al nostro ma da non sottovalutare. Per il capitano Volandri la Davis di quest’anno rappresentava l’esame di maturità, essendo giunto al terzo anno di gestione e con la consapevolezza di avere un gruppo potenzialmente molto forte ma con diverse defezioni illustri. Il selezionatore si è ritrovato a dover fronteggiare una vera e propria emergenza, a causa dei persistenti problemi degli acciaccati Matteo Berrettini e Fabio Fognini, e la pesante assenza del numero 1 Jannik Sinner. E, in merito al forfait di quest’ultimo, si era scatenato un dibattito molto acceso, tra chi riteneva tutto sommato giusta la decisione dell’altoatesino,in quel momento non al top della condizione, e chi invece criticava un apparente disinteresse dell’enfant prodige del nostro tennis. A difendere la nostra bandiera nella fase a gironi che si gioca a Bologna sono Lorenzo Musetti, Lorenzo Sonego, Matteo Arnaldi, Simone Bolelli e Andrea Vavassori. Il cammino comincia nel peggiore dei modi, con la sconfitta netta per 3-0 contro il Canada, con i due KO in singolare di Sonego e Musetti e la debacle al tie break dei doppisti Bolelli e Arnaldi. Da quel momento però inizia una dolce ascesa per i nostri ragazzi. Capitan Volandri cambia formazione e sceglie Arnaldi e Sonego come singolaristi mentre in doppio si affida prima alla coppia Musetti/Sonego, poi al tandem Bolelli/Musetti. Risultato? L’Italia travolge il Cile 3-0, mentre con la Svezia vince 2-1, ma la sconfitta nel doppio si rivela indolore, ottenendo così la qualificazione alla final 8 di novembre. L’Italia vola a Malaga per il secondo anno di fila, recuperando Sinner, nel momento migliore della sua carriera, ma anche in questo caso senza Berrettini, ancora indisponibile, e Fognini, out per scelta tecnica. La mancata convocazione renderà Fognini e Volandri protagonisti di un duro botta e risposta, con l’attacco frontale dell’esperto tennista al capitano azzurro, accusato in un post su Instagram di non aver dimostrato rispetto nei confronti della sua lunga carriera. Messi più o meno alle spalle i dissapori tra i due, sul campo le scelte di Volandri pagano e proprio nel momento decisivo emerge la forza tecnica e temperamentale di un gruppo giovanissimo, il cui giocatore più esperto a scendere in campo è il 28enne Sonego, visto che Bolelli non verrà mai impiegato. L’assetto della nostra nazionale si ripropone in maniera schematica. Nei quarti vince 2-1 contro l’Olanda con Sinner che rimedia alla sconfitta di Arnaldi vincendo prima il suo match in singolare e poi quello in doppio insieme a Sonego contro la rodata coppia Griekspoor/Koolhof, ma è in semifinale che si manifesta il vero e proprio capolavoro, nella sfida tra l’Italia e la Serbia del numero 1 al mondo Novak Djokovic. Anche in questo caso serve un sontuoso Sinner per reagire alla vittoria di Kecmanovic contro Musetti e contro Djokovic arriva l’impresa in un match indimenticabile, remake dell’atto conclusivo delle Finals vinto da Djokovic, in cui Sinner annulla addirittura 3 match point a Re Nole andando poi a batterlo nuovamente insieme a Sonego e prendendosi così la migliore delle rivincite. In finale, l’Italia liquida in scioltezza la pratica Australia, Arnaldi batte in tre set Popyrin e Sinner sconfigge l’amico De Minaur con un eloquente 6-3 6-0 mettendo così il punto esclamativo sulla cavalcata trionfale dei ragazzi di Volandri.
L’Italia vince così la seconda Coppa Davis della sua storia e la speranza è che questo successo non ci lasci “solo” questa coppa ma anche una nuova Generazione d’oro, proprio come venne soprannominata la formazione che a Santiago De Chile conquistò la tanto agognata insalatiera e che era capitanata da un colosso del tennis italiano come Nicola Pietrangeli che proprio lo scorso 26 novembre ha consegnato la coppa a Volandri e ai suoi ragazzi, i cui nomi resteranno per sempre scritti in una delle pagine più gloriose della leggendaria storia italiana nel tennis.
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