Il caso di Franca Viola: il primo no al matrimonio riparatore
- Ilaria Pisanti
- 19 mar
- Tempo di lettura: 3 min

Il caso di Franca Viola è diventato cruciale nella storia italiana, in quanto, ha segnato l’inizio di un cambiamento radicale nella percezione della donna e della violenza sessuale. È l’esempio di come una giovane donna sia riuscita a porre le basi per stravolgere una mentalità patriarcale ben radicata.
Franca Viola è nata il 15 gennaio del 1947, ad Alcamo, un comune in provincia di Trapani, in Sicilia. Nel secondo dopoguerra, l’Italia era teatro di due scenari completamente differenti: al nord, fiorivano le industrie e vi era un generale aumento del benessere; al contrario, il sud presentava infrastrutture e una produzione ancora distrutte dalla guerra ed una economia principalmente agricola.
All’epoca vigeva la disposizione, prevista dal codice Rocco del 1930, che consentiva all’autore di un reato sessuale di estinguere la responsabilità penale sposando la vittima. Il cosiddetto “matrimonio riparatore” era visto come una soluzione che avrebbe restituito l’onore alla famiglia della donna, in quanto, appunto, lo stupro era visto come un reato alla morale e non alla persona. Ovviamente questo sistema giuridico, figlio di una concezione patriarcale, metteva la donna in una posizione di completa subordinazione all’uomo, costringendola a sposare l’aggressore, per “sanare” la violenza.
Ebbene Franca Viola è diventata famosa per essere stata la prima a rifiutare di sposare il suo abusatore, Filippo Melodia, imparentato con la potente famiglia mafiosa dei Rimi.
Il 26 dicembre del 1965, all’età di 17 anni, Franca Viola venne rapita dall’uomo dopo aver rifiutato di sposarlo. La donna fu tenuta segregata per otto giorni, durante i quali, subì violenze e maltrattamenti da parte di Filippo Melodia e i suoi complici. Il 3 gennaio del 1966 fu ritrovata e liberata. L’uomo compì il rapimento proprio per costringere la vittima al matrimonio; ma, per fortuna, Franca Viola, con l’appoggio della famiglia, ebbe il coraggio di opporsi e denunciare il suo aggressore, portando avanti una causa legale che ha avuto un’eco nazionale.
Il rifiuto di Franca Viola di sposare l’aggressore fu, infatti, una battaglia non solo legale, ma anche sociale. Il suo caso contribuì a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione delle donne e a spingere molte altre dopo di lei nel difendere a testa alta dei propri diritti.
Il suo gesto suscitò una graduale messa in discussione della norma sul matrimonio riparatore, abolita definitivamente il 5 settembre del1981 con la legge n.442. Quella di Franca Viola è una storia che si è conclusa con un gran bel lieto fine: il processo culminò con la condanna di Melodia e dei suoi complici e nel 1968 Franca sposò il suo vero amore, Giuseppe Ruisi. La coppia ebbe due figli e si trasferì a Monreale per i primi anni di matrimonio, per poi tornare ad Alcamo. Nel 2014 Franca Viola fu insignita dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per il suo coraggioso gesto, che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell’emancipazione delle donne in Italia.
Inoltre, il suo matrimonio con Giuseppe Ruisi ha anche sfatato la convenzione secondo cui, specialmente nelle zone rurali e tradizionali della Sicilia dell’epoca, la verginità femminile prima del matrimonio era considerata un valore fondamentale, in quanto simbolo di purezza e onore per una giovane donna che altrimenti rischiava di restare sola a vita. Il gesto di Franca Viola ha sfidato le convenzioni sociali che associavano l’onore di una donna alla sua verginità e al suo matrimonio “riparatore”.
Dunque, tutti noi cittadini e cittadine italiane dobbiamo un grande grazie a questa donna, la cui storia ha avuto un profondo impatto sulla cultura italiana, aprendo il dibattito sulla parità di diritti, la violenza sessuale e sul rispetto della dignità delle donne.
E tu, cosa ne pensi? Dicci la tua!
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