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Diritti TV: la rivoluzione targata DAZN e il problema pirateria

di Bruno Stampa



Nelle segrete stanze dei bottoni in quel di Via Rosellini, a Milano, negli ultimi mesi si è giocata una partita, per le società del campionato di Serie A, probabilmente persino più delicata di quelle che sui terreni di gioco del nostro paese tengono incollati allo schermo e portano negli stadi milioni di appassionati.


Il nostro calcio nella sua massima espressione è infatti protagonista da tre anni di un cambiamento storico, con l’assegnazione di tutti i match del nostro campionato,a partire dalla stagione 2021-2022, a DAZN, emittente streaming che ha apportato un cambio di paradigma sostanziale sia nelle modalità di trasmissione degli eventi sia nei format che accompagnano gli stessi. Appartenente al Perform Group, DAZN entra nel mercato italiano il 1°luglio 2018, dopo averlo già fatto nel 2016 in Austria, Germania e Svizzera.


Ad oggi è disponibile in trenta nazioni in tutto il mondo, tra le quali Spagna, Stati Uniti, Canada e Giappone. Lo ha fatto riuscendo ad ottenere l’esclusiva di tre match per turno, per un totale di 114 per campionato fino all’annata 2020-2021, con Sky detentore dei diritti relativi alla restante parte maggioritaria delle gare (266 su un totale di 380). L’avvento prima parziale,poi totale, di DAZN fa sì che il nostro campionato venga trasmesso per la prima volta da un’azienda OTT (over the top),così chiamata per l’immediatezza con cui,tramite la rete internet, può raggiungere milioni di utenti.


Certo, questo non può sminuire il prestigio di due colossi del mondo delle pay tv, come Sky, autore a sua volta in precedenza di importanti innovazioni, tra le quali spicca la rivoluzione satellitare, che a partire dai primi anni 2000 implica la fruibilità dei servizi, non solo in ambito calcistico naturalmente, attraverso un sistema parabolico, o di Mediaset che, oltre ad esser stato a lungo emittente di riferimento per le competizioni nazionali e internazionali per club, può vantare il fatto di esser riuscita a battere la concorrenza di Sky e persino della Rai per la messa in onda di tutte le partite del Mondiale di calcio del 2018, facendo sì che per la prima volta la più affascinante competizione del panorama calcistico globale non sia prerogativa del servizio pubblico, pur trasmettendola integralmente in chiaro.


La strada tuttavia è tracciata e sembrano averlo capito gli stessi proprietari di Sky e Mediaset. L’attuale presidente e amministratore delegato dello Sky Group, Jeremy Darroch, nello scorso mese di aprile, ha annunciato la decisione di porre fine all’esperienza satellitare nel Regno Unito per favorire il lancio del nuovo prodotto Sky Stream e chissà che presto non possa succedere anche in italia, mentre mediaset, dopo esser di fatto sparita nel triennio 2018-2021, è tornata acquisendo quasi tutta la champions league, eccezion fatta per la gara del mercoledì sera, e lo ha fatto non con i mezzi già ampiamente noti, ma con il suo servizio di streaming, Mediaset Infinity.


Se però il triennio 2018-2021 ha rappresentato la nascita dell’era DAZN e quello 2021-2024 ne ha descritto la crescita, a partire dal luglio del prossimo anno sarà giusto parlare di maturazione del progetto nella nostra nazione. Al termine di mesi di discussioni e trattative private la Lega Serie A, con i voti favorevoli di 17 presidenti su 20, ha confermato lo scorso 23 ottobre la fiducia a DAZN, che continuerà a trasmettere tutte le gare del nostro campionato fino al 2029. Proprio il termine di scadenza testimonia quanto fosse cruciale il bando, che in seguito alla riforma della legge Melandri era per la prima volta quinquennale e non triennale.


La Lega, che da questo accordo da 900 milioni di euro a stagione che prevede, proprio come nell’ultimo triennio, l’esclusiva di DAZN su 7 gare a turno e la co-esclusiva con sky per le altre tre,ha così ribadito la bontà di un modo diverso anche di comunicare, non convenzionale rispetto alla TV per come l’abbiamo sempre conosciuta, con format originali, come Open Var, che focalizza l’attenzione giornalistica sui dialoghi tra arbitro e sala Var e una squadra di giornalisti anche molto giovani decisamente talentuosa. Ciononostante, nel pubblico sono diverse le perplessità legate ad un servizio troppo spesso rivelatosi carente, a causa anche della scarsa efficienza dei server, che ha creato disagi nella larga platea di tifosi e appassionati, in virtù di rimodulazioni dei prezzi che stanno portando a importanti rincari.


La sensazione è che i costi siano sempre meno alla portata, con abbonamenti sempre più esigenti. Ciò è sfociato non solo in un calo di ascolti, ma anche nella crescita della pirateria. Basti pensare che il numero di abbonamenti illegali, pari a circa 5 milioni, è tre volte superiore a quello di DAZN e 4 volte superiore a Sky.


Con diversi spot e campagne pubblicitarie, l’AGCOM(autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha giustamente rimarcato l’assoluta illegittimità di questi abbonamenti, che chiaramente oscillano in una fascia di prezzi molto più bassi; intanto la scorsa estate è stata introdotta una legge, nota come anti-pezzotto, che sta provando a limitare l’espandersi di questa dinamica decisamente problematica e che non si limita allo sport.


Probabilmente, però, si parla ancora troppo poco del fatto che il calcio, sport storicamente popolare, abbia ormai nei fatti perso anche questo status, anche per via dei prezzi folli imposti negli stadi. Ai presidenti delle nostre società spetta l’obiettivo di invertire questa rotta, deludente per un sistema che fino ad una ventina d’anni fa era per distacco il più attrattivo d’europa.


E tu, cosa ne pensi? Dicci la tua!

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