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25 aprile: il "giorno 0" della nostra Italia

di Alessandro Terracciano



“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale solo quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai”. È probabilmente questa frase, tratta dal celeberrimo discorso asserito da Piero Calamandrei, uno dei grandi padri costituenti della Costituzione italiana, il 16 gennaio 1955, che meglio sintetizza il significato più pieno e autentico del 25 aprile, che non è e non sarà mai un giorno del calendario qualsiasi. In questa data, che è una giornata storica, della nostra Storia, in cui ogni italiano dovrebbe identificarsi pienamente, è racchiuso il senso della società presente.


Fu esattamente 78 anni fa, il 25 aprile 1945, che si portò a compimento quel processo di indipendenza che vide impegnati militarmente e civilmente gli uomini della Resistenza, coordinati dai CLN (acronimo di “Comitati di Liberazione Nazionali”), “fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista”, come affermò l’avvocato azionista Duccio Galimberti il 26 luglio 1943 - ben due anni addietro - schierandosi contro l’occupazione nazista della penisola e contro le scelte del generale Badoglio di proseguire una “guerra assurda”.


Sebbene infatti l’occupazione nazifascista dell’Italia non terminò affatto in un solo giorno, tuttavia si tende a considerare il 25 aprile come una data simbolo, dal momento che il 1945 fu l’anno in cui iniziarono le prime ritirate da parte dei soldati della Germania nazista e di quelli fascisti della Repubblica di Salò da Torino e Milano, città che rappresentavano il cuore della Resistenza partigiana. Fu così, dunque, che i partiti antifascisti del tempo proclamarono il 25 aprile, con un verdetto unanime, festa nazionale “a celebrazione della totale liberazione del territorio italiano”, secondo quanto si legge nel decreto legislativo luogotenenziale del 22 aprile 1946, firmato dal sovrano Umberto II di Savoia in accordo con il governo del tempo guidato da Alcide de Gasperi.


Dunque, è in questa data che si risolse quel conflitto civile tutto italiano che vide contrapporsi fascisti da un lato e antifascisti dall’altro. Ma quel giorno significò anche qualcos'altro per la nostra nazione: fu il giorno in cui gli italiani, civili e militari, respirarono finalmente una nuova aria, che profumava stavolta di libertà, ormai da troppo tempo dimenticata.


Fu così, infatti, che, animato da un desiderio di ricostruire, sia in termini morali e civili sia in termini economici e materiali, un’Italia ormai in frantumi, il popolo italiano si riunì sotto il segno di un’unica bandiera tricolore, sotto il segno dei valori della pace, dell’uguaglianza e della democrazia. Infatti, è a tal proposito che si è parlato del 25 aprile come il “giorno 0”, l’inizio di un nuovo capitolo della Storia nazionale italiana, dopo ben 23 anni di dittatura.


Si potrebbe affermare che è proprio in questa giornata, nel 25 aprile 1945, che la Costituzione italiana affonda le proprie radici storico-politiche, in quanto disegno programmatico di libertà, come speranza di edificare una nuova società civile italiana che raccolga sotto un comune denominatore uomini finalmente e universalmente liberi e che condanni una volta e per sempre ogni qualsivoglia forma di fascismo imperante e autoritario.


Già a partire da quella data, dunque, si cominciò a sviluppare e a radicalizzare in tutto lo stivale una vera e propria “coscienza costituzionale”, intesa come libera adesione da parte di una comunità civile ad un’obbligazione politica sancita in quella carta costituzionale che sarà redatta il 2 giugno 1946 e che a tutt’oggi conosciamo.


Festeggiare oggi il 25 aprile significa non soltanto conservare intatta nel tempo la memoria storica di quei 650 mila uomini imprigionati dai tedeschi, o in generale delle circa 70 milioni di vittime innocenti che la seconda guerra mondiale determinò, che hanno perso la propria vita in nome della libertà e della democrazia, o comunque di tutti coloro i quali intrapresero impervi sentieri di montagna e di chi preferì vivere nella clandestinità dei Gap (“Gruppi di Azione Patriottica”) nelle città.


Festeggiare oggi il 25 aprile significa difendere e tutelare i princìpi della nostra convivenza civile, politica, democratica. Festeggiare la giornata della liberazione significa comprendere che le conquiste, una volta portate a termine, vanno difese.


È dunque dovere di ognuno di noi non fermarsi mai, ma guardare avanti, guardare al futuro: proprio come 78 anni fa i nostri avi partigiani non ebbero paura di mettersi in gioco, con coraggio e determinazione, desiderosi di lasciare ai loro discendenti un’Italia diversa da quella in cui avevano vissuto precedentemente, un’Italia libera.


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