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Francesco Pio Maimone: ucciso per una scarpa sporca

Aggiornamento: 24 set 2024

di Francesca Cefarelli



Morire a 18 anni, da innocenti, per un fatale caso, forse per una scarpa sporcata. Francesco Pio Maimone era in compagnia dei suoi amici la notte tra domenica 19 e lunedì 20 marzo. Sono circa le due, nella calca si rovescia un bicchiere o forse viene solo pestato un piede. Ad ogni modo, si sporca la scarpa del presunto assassino. Partono gli insulti, poi la rissa. Infine, spunta una pistola, vengono sparati dalla mano di un altro ragazzo almeno tre colpi, uno raggiunge Francesco al petto. Nonostante i disperati tentativi dei soccorsi di salvarlo, una corsa verso l’ospedale più vicino, morirà 50 minuti dopo essere arrivato al pronto soccorso. L’assassino si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma passa l'accusa di omicidio volontario aggravato da finalità e metodo mafioso. Il tutto a Mergellina, quartiere di Napoli contraddistinto da colori forti: quelli neri, cupi, foschi, come accadimenti di questo tipo e quelli pastello del mare del sole e di tanti turisti che affollano questo angolo di Paradiso per godere di una vista sul Golfo e sul Vesuvio ma che talvolta diventa Inferno.


La famiglia di Francesco Pio non riesce a darsi pace per la morte ingiustificata di un ragazzo buono, allegro, disponibile, estraneo, stando ai primi accertamenti, a dinamiche criminali. Aveva lasciato la scuola come tanti altri ragazzi di Pianura, quartiere occidentale di Napoli per anni dominato dal clan Nuvoletta, ma aveva sempre lavorato. Era un rider: consegnava pizze nell'attività della sorella e intanto, imparava il mestiere perché il sogno spezzato di Francesco era quello di aprire una sua pizzeria. Tra le strade del quartiere dove progettava il suo futuro, un lavoro, un locale da aprire, rimangono, unite al dolore degli amici, le domande di un papà, a cui un altro ragazzo ha ucciso un figlio.


Bisogna chiedersi perché un ragazzo di 20 anni il sabato sera decide di uscire con una pistola per andare fuori con gli amici. L’assassino proviene da un altro quartiere difficile di Napoli, Barra, situato nell’area orientale di Napoli dove è diffusa l'illegalità a causa della precarietà dei redditi familiari e della disoccupazione giovanile.

Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto: “Ucciso con una crudeltà che gli ha sottratto il futuro”. Durante la sua visita a Casal di Principe, altra terra martoriata da interessi criminali, egli ha ricordato che i ragazzi rappresentano la possibilità di mettere fine all’ aggressività, che minaccia di raggiungere livelli inconcepibili e sono la speranza per il riscatto di questi territori che però per troppo tempo sono stati abbandonati anche dallo Stato.


Lo Stato stesso, però, deve marcare la sua presenza con gli investimenti in strutture scolastiche, servizi culturali e impianti sportivi dove i giovani possano crescere con valori sani lontani da quelli violenti che hanno portato a questo crudele assassinio.

“Stop violenza!”: questo è il grido della città di Napoli. Emerge dunque il desiderio di dare un esempio a tanti giovani, di dire basta alla criminalità, di investire nei giovani affinché restino a Napoli e al Sud. Questa è la battaglia che la città ma tutto il Meridione ha intenzione di portare avanti in nome dei tanti ragazzi onesti come Francesco Pio. Cambiare questa città perché questa morte assurda non sia vana, non venga dimenticata e Francesco Pio non venga dimenticato.


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